Se in un altro paese ci fosse stato l’equivalente del caso Palamara, il partito coinvolto sarebbe stato travolto dalla indignazione generale e la magistratura rivoltata come un calzino dal governo. In Italia invece non è successo nulla di rilevante fino ad ora. Certo il libro di Palamara assieme a Sallusti è stato venduto urbi et orbi, certo la magistratura è in preda ad una sorta di guerra civile persino interna alla componente di sinistra (di ieri la notizia che il procuratore generale della Cassazione Salvi ha avviato accertamenti sul capo della procura di Milano, Greco). Ma il partito che ha consentito questo scempio, il Pd, non sembra averne risentito a livello elettorale e soprattutto nulla impedisce che possano ripetersi gli eventi denunciati dall’ormai ex magistrato.
La riforma Cartabia non incide quasi per nulla sul governo della magistratura e del resto essa si è resa necessaria per i vincoli di spesa del Recovery fund: è una riforma voluta dall’estero non certo spinta dall’interno, tanto meno dalla magistratura che anzi l’ha osteggiata. Ci sono i referendum della Lega e dei radicali d’accordo. Sono importanti ma, anche se venissero tutti approvati dalla Consulta (cosa pressoché impossibile) difficilmente potrebbero far saltare il Sistema. E tuttavia bisogna continuare a lottare contro la politicizzazione della magistratura e il potere arbitrario di una minoranza organizzata di magistrati. Per questo è doppiamente coinvolgente lo spettacolo che Edoardo Sylos Labini ha scritto (con Angelo Crespi) trasformando il libro il Sistema in un intenso e struggente monologo. Da qualche settimana gira per l’Italia e sta per arrivare a Roma (dal 21 al 25 settembre alla Sala Umberto) e a Milano (al Manzoni il 29 e il 30 settembre). Non siamo critici teatrali ma possiamo certo dire che la piece colpisce, emoziona e fa pensare dal primo all’ultimo minuto, tanto che il tempo corre rapido.