Provate ad immaginare la scena. Interno aereo. Dopo il decollo da Roma, sul volo di linea Ita-Lufthansa, ovviamente in economy class, con le ginocchia ben strette in gola, Pier Luigi Bersani ed Elly Schlein si apprestano a far scalo a Milano in vista dell’ennesimo Gay Pride (sperando che non vi siano attivisti porcellini presi da eccessi di gaiezza intenti a mettere le mani addosso alle giornaliste in piazza). Il comandante prende l’interfono e con voce potente annuncia: “Si informano i gentili passeggeri che tra venti minuti atterreremo al Silvio Berlusconi Airport di Malpensa. Vi ringraziamo per aver viaggiato con noi”. Se esistesse un microfono apposito, si sentirebbe senza dubbio il contorcersi di budella dei leader della sinistra nostrana, costretti ad ascoltare quel nome (“Silvio Berlusconi Airport”) pure nella versione inglese. Che smacco.
Roba da far venire il mal d’aereo. Le opzioni a quel punto sono due: o opti per il treno, nel caso di Elly, essendo pure più green e dove ti fanno portare a bordo la borraccia di alluminio senza problemi; oppure scegli come destinazione Linate ed Orio al Serio, così da evitare l’orticaria che trasforma la pelle a chiazze come quella di un giaguaro. Che poi Bersani lo sa: smacchiarla non è mica cosa semplice.
L’annuncio di Matteo Salvini fa sorridere. L’Enac ha dato il via libera e per trasformare l’aeroporto di Malpensa nel nuovo Berlusconi Airport manca solo la firma del ministro dei Trasporti, cioè dello stesso Salvini. Dunque: cose fatte. La proposta circolava da tempo grazie ad una mozione in Consiglio regionale lombardo a cui la Giunta aveva dato parere contrario ma che la maggioranza, pur con l’astensione del Carroccio, aveva votato a favore. Il Pd s’infuria, è ovvio. Per loro sarà come avere appesa di fronte agli occhi la foto di quello che è stato il loro peggior nemico. Un vero e proprio incubo o, per dirlo con le parole di Pierfrancesco Majorinio, “una scelta davvero inopportuna” visto che l’ex premier “è stato un uomo divisivo e una persona con una storia molto ambigua in cui molti lombardi e molti italiani non si riconoscono”. In effetti, a pensarci bene, immaginiamo che milioni di italiani si riconoscano in Vladimir Ilic Lenin, ideologo e fondatore di un’ideologia assassina, cui sono dedicate non poche strade in mezza Italia.
Dunque, salvo sorprese dell’ultima ora, dovranno farsene una ragione. Dovrà farsene una ragione Bersani, che pure mantenne un rapporto umano col Cav, ma che lo definì “una persona non replicabile dal punto di vista storico e politico e direi meno male”. Non potranno farci nulla i suoi avversari storici, i giornalisti di Repubblica, quelli del Fatto (immaginate Travaglio?), gli epigoni della chat antifaschic di Massimo Giannini, eccetera eccetera eccetera. Al netto dei treni, dovrà farsene una ragione anche la Schlein che ritenne una “forzatura inopportuna” i tre giorni di lutto nazionale alla morte dell’imprenditore. “Il Pd non partecipa alla sua beatificazione”, disse, anche perché l’impegno politico di Elly – e di tanti altri, che non citiamo per brevità – “è nato in opposizione al berlusconismo”. Per fortuna loro, e nostra, esiste il libero mercato: sceglieranno un altro mezzo. O un altro aeroporto.
Giuseppe De Lorenzo, 6 luglio 2024
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