Incontro un conoscente che mi dice di aver sempre viaggiato molto per lavoro e per turismo, ma che ultimamente non lo fa più volentieri. Quanto alle motivazioni, propone un elenco di questioni che prese singolarmente possono sembrare di moderata entità, ma che, presentate in sequenza, inducono a qualche riflessione.
“L’altro giorno a Roma nella stazione dei treni mi sono sentito in pericolo di fronte a certi individui minacciosi; fuori dalla stazione i taxi non arrivavano mai ed ero attorniato da gente giustamente nervosa e urlante; una volta in auto abbiamo trovato un blocco stradale per una manifestazione sulle condizioni climatiche; arrivati all’Università, c’erano dei manifestanti che volevano impedire che si tenesse una certa conferenza. Ormai, anche quando sono in macchina, in alcuni quartieri della mia città non ci passo più, e anche in centro oltre una certa ora non mi sento tranquillo quando incontro certi gruppi di ragazzi anche molto giovani. Quest’estate, prima di partire per le vacanze, ho fatto la polizza antifurto per la casa e ho messo le serrature blindate perché nel nostro quartiere si sono verificati parecchi furti. Adesso, con questa ultima guerra, ci sono di nuovo pericoli di attentati e ho sentito conoscenti ebrei che hanno paura a farsi riconoscere per timore di subire azioni inconsulte da parte di fanatici ed esagitati che anche da noi manifestano contro di loro”.
Gli rispondo con un generico “eh, si certo, mala tempora currunt!”. Restiamo ottimisti, ma cerchiamo di non sottovalutare. E poi mi ricordo del diario di Sergio Ricossa, anno 1977, anni di piombo: “Mi sveglio. Esco. Nella posta non trovo la solita cartella delle tasse da pagare. Nessuno mi spara nelle gambe. Passo incolume accanto a due banche e un ufficio postale. Entro all’università nonostante i picchetti. Andando in trattoria non sono rapinato dai soliti ignoti. Non sono bloccato nel traffico dal corteo degli scioperanti in lotta. Rincaso. Non sono rapito in garage. La porta di casa non è scassinata. L’alloggio non è occupato dai senza tetto organizzati dagli extra-parlamentari. Nessuna telefonata anonima minacciosa, questa sera. Nella notte, la sirena della polizia non è ancora per me. Dormo male perché mi sento addosso il complesso del privilegiato”. (Come si manda in rovina un paese – Rizzoli 1995).
Mala tempora e sonni agitati. Quindi è di nuovo ora di uscire da certi altri “sonni” per ribadire da dove arrivano le minacce (ideologiche, politiche, economiche, militari, …) alla società aperta e libera. E riprendere ad opporsi al loro dilagare. Lo diceva Reagan: “Freedom is never more than one generation away from extinction”.
Fabrizio Bonali, 23 ottobre 2023