C’è chi non si vaccina non perché sia no-vax ideologico, ma perché ha semplicemente paura. Da un’indagine personale tra parenti, conoscenti e amici, si va da «non ho sentito nulla» a «sono stato malissimo per giorni» dopo l’inoculazione. Vabbè, può capitare. Ma ci sono anche quelli che hanno riportato seri problemi che nessun medico è capace di risolvere, sintomi mai visti e in qualche caso perfino invalidanti. Certo, sono pochi rispetto ai grandi numeri. Ma ci sono. Dunque, la paura è questa: e se dopo il vaccino mi sento male, che succede? Gli inoculatori si stringono nelle spalle?
Mi dicono in pratica is your business? Ho letto di qualcuno che, dopo un calvario di visite specialistiche e andirivieni da ospedali, ha adito l’avvocato. Il quale, però, non trova periti di parte, cioè medici che appoggino il suo assistito. I più non vogliono problemi con l’Ordine dei Medici. Solo una trasmissione se ne è occupata, quella di Mario Giordano, e pescando sull’unica fonte online che ha raccolto le interviste degli acciaccati post-vax, La Nuova Bussola Quotidiana. Per quanto riguarda il resto dei media nazionali, basta sintonizzarsi sui tg, uno qualsiasi: tutti gli intervistati per strada sono, guarda un po’, sempre entusiasti del vaccino. Tutti. Possibile che non ci sia un passante che, non dico dissenta, ma almeno faccia la faccia perplessa? Colpa dell’intervistatore? Può essere, ma in ogni caso l’intervistatore risponde a un caporedattore, il quale risponde al direttore. Il quale risponde a chi lo ha messo lì.
Altro esempio: certi immigrati delinquono in modo eclatante. Non si può evitare di darne notizia, troppo grossa. Ma come si fa ad evitare di fare un assist a Matteo Salvini? Semplice, la si affianca subito al pericolo fascista: perquisita la casa di uno che deteneva materiale nostalgico, un coltellaccio ed era pure vicino a Casa Pound. Però se il somalo il coltellaccio lo usa davvero, pace, è pazzo, è disadattato. Se il fascista si limita a tenerlo sul camino, non sappiamo.