Cronaca

Malattia X, il Congo smonta gli allarmisti

© BOLDG e Creativa Images tramite Canva.com

“Oh bongo bongo bongo stare bene solo al Congo non mi muovo no no, bingo bango bengo molte scuse ma non vengo io rimango qui”, questo è il ritornello di una celebre canzonetta portata al successo nel dopoguerra da Nilla Pizzi e Luciano Benevene, riproposta negli anni ‘80 da Renzo Arbore, che mi sembra ottima per descrivere l’ennesimo allarmismo virale che, sulla base del nulla, genera tra buona parte degli operatori dell’informazione, con annessi virologi in servizio attivo permanente,  un imbarazzante riflesso pavloviano di paura. Un allarmismo che, da quanto emerge dalla molto presunta epidemia in atto in Congo, sembra che si sia già miseramente sciolto come neve al sole.

A tale proposito val la pena riportare parte di un articolo dell’Ansa, che contiene peraltro alcune considerazione a dir poco discutibili, per comprendere il livello di idiozia virale che alberga nel nostro disgraziato Paese: “Le notizie ufficiali dal Congo – a quanto apprende l’Ansa da fonti informate – sembrano ridimensionare l’allarme per l’epidemia in Congo. Secondo il ministero della Sanità congolese – prosegue l’articolo – l’epidemia dura da oltre 40 giorni ed i morti accertati in presidi sanitari sono 27 su 382 contagiati. Altri 44 decessi sono stati registrati nei villaggi limitrofi, ma senza una verifica della diagnosi, per un totale di circa 70 morti in una vasta area. Una gran parte dei decessi si deve però alla totale mancanza di cure. Il tasso di mortalità è intorno all’8%. La zona di Panzi, dove si è sviluppata la malattia, è estremamente remota e scarsamente popolata. La valutazione degli esperti al momento è che l’epidemia possa dunque essere contenuta.”

Ebbene, come possiamo leggere già si parla di una epidemia, sebbene ancora non sia stato ufficialmente accertato cosa abbia realmente causato i citati decessi, tra l’altro in una zona remota di uno Stato il quale, con tutto il rispetto, non penso che sul piano del sistema sanitario e delle condizioni igieniche generali goda di condizioni paragonabili a quelle di un Paese occidentale. Quindi, da questo punto di vista, parlare già di una malattia virale scaturita da un salto di specie, così come hanno dichiarato alcuni dei citati virologi della paura, mi sembra quanto meno affrettato.

Inoltre, come d’altronde abbiamo sperimentato durante il Covid, in cui gli italiani furono martellati per mesi dalla diffusione a mezzo stampa di un tasso di mortalità da far tremare i polsi, quando in realtà quello reale era appena superiore a quello di una influenza particolarmente aggressiva, anche in questo caso l’Ansa divulga alcuni preoccupanti numeri veramente scritti sull’acqua.

Infatti, ci si chiede come si possa stabilire con il verbo indicativo un tasso di mortalità dell’8 per cento, quando sui 70 morti accreditati solo 27 risulterebbero attribuibili a questa misteriosa epidemia, senza poi conoscere il dato più rilevante, ovvero il numero reale delle persone che sono venute in contatto con la “cosa” che avrebbe causato gli stessi decessi.

D’altro canto, se consideriamo che il tasso di mortalità mediatico del Covid raggiunse quasi il doppio di quello attribuito oggi alla malattia congolese, possiamo ben comprendere il livello di attendibilità di questa ennesima piaga d’Egitto data per imminente.

Claudio Romiti, 8 dicembre 2024

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