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Mancini lascia, giusto così

Terremoto nella Nazionale italiana di calcio. Il Ct: “Motivi personali”. E adesso? Nessuno può fare miracoli

L’apparente quiete di una calda domenica di metà agosto è stata squarciata, sportivamente parlando, dalla notizia choc delle dimissioni di Roberto Mancini da Ct della nazionale italiana. Ciò che colpisce è soprattutto il timing di questa decisione; recentemente infatti, in un’ottica di riassetto organizzativo degli organici delle nazionali, la Figc aveva ampliato i poteri in capo al Ct attribuendo a Mancini il ruolo di coordinatore del calcio azzurro ed investendolo dell’incarico di responsabile tecnico dell’Under21 e dell’Under20.

Sulle motivazioni che possono aver spinto Mancini – che peraltro aveva un contratto fino al 2026 – a rassegnare le proprie dimissioni si stanno facendo varie ipotesi; il Ct ha precisato che si è trattato di una scelta personale e forse nelle prossime settimane avremo modo di capire qualcosa in più su questa vicenda.

Il ciclo di Mancini alla Nazionale

Con queste dimissioni si chiude così l’avventura di Mancini al timone della nazionale iniziata nel 2018; il ciclo del Ct può essere suddiviso in due fasi con la vittoria di Euro 2020 che ha rappresentato in un certo senso uno spartiacque delineando un “prima” e un “dopo”.

La sfida che accettò Mancini nel 2018 era di quelle veramente complicate, trovandosi di fatto a dover ricostruire i cocci di una nazionale distrutta dalla mancata qualificazione al Mondiale in Russia; il Ct ha dato fin da subito la sua impronta costruendo una nazionale sempre propositiva e con una identità di gioco precisa, forgiando un bel gruppo e sapendo inserire giovani interessanti nelle rotazioni della squadra.

Il punto più alto della sua gestione è rappresentato dal trionfo ad Euro 2020 (che per motivazioni legate al Covid è stato in realtà disputato nel 2021) con la vittoria ai rigori sull’Inghilterra nella finale di Wembley e gli azzurri sul tetto d’Europa ad oltre 50 anni di distanza dall’ultima volta (datata 1968).

La seconda fase della Gestione Mancini

In molti pensavano a quel trionfo come al punto di partenza di un nuovo ciclo azzurro ad alti livelli ma al contrario, proprio a partire da quella splendida vittoria, qualcosa si è “inceppato” e si è avviata la seconda fase della gestione Mancini, quella meno brillante, culminata con la mancata qualificazione a Qatar 2022; il non essere riusciti a vincere il girone di qualificazione facendosi sopravanzare dalla non irresistibile Svizzera e poi la sconfitta interna con la Macedonia del Nord nei playoff rappresentano ferite ancora sanguinanti.

Possibili sostituti di Mancini

Per la sostituzione di Mancini i nomi caldi sono quelli di Spalletti e di Conte, entrambe opzioni di altissimo livello; riteniamo assolutamente positivo che ci si sia orientati fin da subito su profili di questa tipologia senza lasciare spazio a soluzioni fantasiose che coinvolgessero tecnici giovani o emergenti.

L’ipotesi Spalletti, attualmente quella più accreditata, è sicuramente intrigante e ci sarebbe molta curiosità nel vedere il tecnico dello scudetto con il Napoli sulla panchina dell’Italia; non è da escludere quindi che Spalletti debba rinunciare all’anno sabbatico che aveva ipotizzato per dedicarsi a questa nuova avventura.

Per quanto riguarda Antonio Conte conosciamo tutti le sue doti di tecnico e la sua capacità di motivare i calciatori, spesso e volentieri spingendoli a risultati che vanno ben oltre i limiti dei singoli; lui è già stato sulla panchina azzurra tra il 2014 e il 2016 e ricordiamo benissimo come ad Euro 2016, non partendo assolutamente con i favori del pronostico, eliminò agli ottavi la Spagna e si arrese ai quarti con la Germania soltanto ai calci di rigore.

Le sfide dell’erede di Mancini

In ogni caso, le sfide che attendono l’erede di Mancini non sono di quelle banali. A settembre ci saranno subito due incroci da dentro o fuori con Macedonia del Nord e Ucraina nelle qualificazioni ad Euro 2024; detto che l’Inghilterra veleggia a punteggio pieno e sembra già irraggiungibile, l’imperativo è quello di blindare almeno il secondo posto e per farlo servono subito 2 vittorie con le concorrenti dirette.

Se poi come tutti ci auguriamo conquisteremo il pass per Euro 2024, ci presenteremo ai blocchi di partenza in qualità di campioni in carica e quindi l’obiettivo sarà quello di disputare una competizione di alto livello ed onorare il titolo conquistato a Wembley.

Sullo sfondo poi le successive qualificazioni per il Mondiale 2026 dove ovviamente non possiamo fallire; è impensabile l’ipotesi di un’Italia fuori dal Mondiale per 3 edizioni consecutive.

Il compito del nuovo Ct

Con ogni probabilità il nuovo mister, oltre a lavorare duramente sia sul fronte tecnico/tattico che su quello mentale, dovrà infondere nel gruppo azzurro quella fiducia e quell’entusiasmo che sembrano drasticamente scemati con la mancata qualificazione all’ultimo mondiale. Occorre anche essere onesti sul fatto che in questa fase il nostro movimento calcistico, soprattutto se confrontato con altri movimenti europei, non riesce ad esprimere un numero così elevato di giocatori di talento e su questo aspetto, almeno nell’immediato, nessun Ct può fare miracoli.

Un esempio su tutti è quello relativo alla mancanza di un centravanti di livello internazionale in grado di garantire gol e presenza offensiva; purtroppo non abbiamo calciatori del calibro di Kane, Lukaku o Giroud (solo per fare qualche nome) e questo rappresenta un limite oggettivo alle opzioni d’attacco della nostra nazionale.

L’Italia e il futuro dei grandi tornei

Con una buona dose di realismo ad oggi è difficile pensare ad una nazionale che possa lottare per vincere il prossimo Europeo o il prossimo Mondiale; certo, la storia e il blasone della nostra maglia ce lo imporrebbero, però sappiamo che fisiologicamente esistono dei cicli e siamo altrettanto consapevoli del fatto che questo per l’Italia non sia uno dei più brillanti. Tuttavia, è inimmaginabile che l’Italia possa mancare la qualificazione ad Euro 2024 e al Mondiale 2026 e non raggiungere anche uno solo di questi due obiettivi rappresenterebbe un vero e proprio fallimento per il nostro calcio.

Al nuovo Ct verrà chiesto di costruire una nazionale che lotti sempre con passione e determinazione con qualsiasi avversario, compensando con la grinta e con il cuore quel deficit in termini di talento che al momento paghiamo rispetto ad altre nazionali europee e sudamericane; vogliamo una nazionale che ci renda orgogliosi e che faccia identificare ciascun italiano nell’azzurro della maglia ed in quel meraviglioso tricolore portato sul petto.

Enrico Paci, 14 agosto 2023