3. Diffida dalla retorica del nuovo. Non è un inutile orpello quella pretesa degli antichi Romani, che nella loro saggezza pratica, credevano che il politico dovesse affermarsi in virtù di un cursus honorum (mentre gli homines novi erano comunque tenuti a dimostrare il possesso di doti straordinarie). La classe dirigente grillina è incolta, impreparata e soprattutto ha decantato in ambienti che trasudavano invidia sociale. All’inizio, gli scappati di casa avevano tradotto questo risentimento in un radicalismo anticasta che, nel bene e nel male, li sintonizzava davvero con il Paese reale e giustificava il repertorio giovanilista e innovativista dei pentastellati.
Poi, la mediocrità coperta di prestigio ha reso irresistibile il soggiorno nei palazzi. Il punto rimane sempre quello: il potere logora chi non ce l’ha e non l’ha mai avuto. Così, una volta che, per una incredibile botta di fortuna, lo ottiene, cerca ogni scorciatoia per tenerselo. Non per intavolare un discorso classista, ma forse era per questo che Aristotele considerava funzionale a una democrazia la classe media: non troppo ricca da piegare il bene pubblico all’interesse privato, ma nemmeno troppo spiantata da usare il potere come veloce mezzo di riscatto, come ascensore sociale e chiave per la stanza dei bottoni. A quanto pare, l’antipolitica non era altro che una “vecchia politica” che (ancora) non ce l’aveva fatta.
Alessandro Rico, 15 agosto 2020