Giustizia

“Mangio se mi date i domiciliari”. Cospito ora detta le condizioni

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Alfredo Cospito detta le condizioni. Sintetizziamo: ricomincio a mangiare se lo Stato mi manda a casa ai domiciliari, cioè rinuncia al carcere duro confermato da tutte le autorità preposte, oppure se il tribunale di Sorveglianza libera “altri detenuti dal 41 bis” in particolare “persone anziane e malate che vogliono tornare a riabbracciare la propria moglie dopo 30 anni” di duro regime carcerario. Un ricatto, o una trattativa. Vedetela voi. Che però nulla c’azzeccano con lo Stato di diritto.

Cospito e lo sciopero della fame

Cospito è in sciopero della fame dallo scorso 20 ottobre. È stato trasferito prima al carcere di Opera e poi anche all’ospedale San Paolo di Milano per monitorare le sue condizioni fisiche. Sulla sua protesta si è discusso a lungo, soprattutto quando il Pd è andato in processione in carcere al cospetto dell’anarchico condannato per aver gambizzato un innocente e per un’altra serie di reati. Considerato la mente ispiratrice degli anarchici insurrezionalisti, il governo Draghi lo rinchiuse al 41bis, misura poi confermata da Carlo Nordio e dalla Corte di Cassazione.

La richiesta dei domiciliari

I legali del leader anarchico però non si sono mai arresi. Dopo la sconfitta alla Suprema Corte, gli avvocati hanno avviato una richiesta al tribunale di Sorveglianza per il differimento della pena ai domiciliari a casa della sorella. Domiciliari che ovviamente significherebbero anche la fine del regime del carcere duro. Secondo quanto riporta l’Adnkronos, sentito l’avvocato Flavio Rossi Albertini, le condizioni poste da Cospito ai giudici (sia di Milano che di Sassari) sarebbero due: fermerà lo sciopero qualora gli concedessero i domiciliari oppure qualora venisse revocato il 41bis ai detenuti “malati e anziani”. Tra cui, ovviamente, potrebbero esserci anche alcuni mafiosi.

La “battaglia politica”

Gesto nobile, se volete, ma che lascia qualche dubbio in ordine allo stato di diritto. Difficile immaginare che lo Stato possa fare a “cambio” di prigionieri per spingere Cospito a ricominciare a mangiare. L’avvocato ammette che si tratta di “una battaglia politica”, o meglio “una battaglia di avanzamento dell’umanità in questa fase storica”. Sarà. Intanto la decisione dei giudici di sorveglianza non dovrebbe arrivare prima di lunedì.