Mani pulite, nessuno dimentichi quel bagno di sangue targato pm

La Dc decimata, il Psi annientato, il Pentapartito spazzato via, il Pci graziato. Oltre 4mila arresti e 32 suicidi

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di pietro craxi tangentopoli

Dopo 32 anni si può finalmente dire che Mani Pulite è stata un’occasione persa? E soprattutto che l’Italia, che doveva uscire migliore da quell’inchiesta, è finita invece in un perenne gioco di ricatti tra magistratura e politica, in un Game of Thrones senza fine? Si può dire che, da allora, la magistratura combattente e la sinistra giustizialista hanno continuato a dettare l’agenda politica?

Eppure, poteva anche non finire così: il pool di magistrati di Milano, che a febbraio del 1992 aveva arrestato Mario Chiesa per corruzione nella gestione del Pio Albergo Trivulzio, avrebbe potuto davvero avviare una grande azione di moralizzazione nel rapporto tra politica e imprenditoria. Ma di buone intenzioni è lastricato l’inferno e l’impresa originaria si è persa per strada. Ciò, per il protagonismo di alcuni pubblici ministeri diventati eroi del momento – esaltati da media e opinione pubblica – i quali anziché andare a fondo hanno preferito trasformarsi in giustizieri selettivi, non guardando dentro Botteghe Oscure, graziando alcuni poteri forti (Agnelli, De Benedetti, Mediobanca) e perseguitandone altri (Ferruzzi e Ligresti). Con la complicità di una pletora di avvocati milanesi genuflessi davanti agli uffici dei Pm. Principi del foro che non si sono in alcun modo ribellati a barbarie giuridiche come il fascicolo unico per tutte le indagini che finivano davanti ad un solo Gip che approvava ogni richiesta di custodia cautelare avanzata dai pm.

Alla fine, è stato un bagno di sangue: 25.400 avvisi di garanzia, 4.525 arresti, 1.069 politici coinvolti in due anni di indagini solo da parte del pool di Milano, 1.300 tra condanne e patteggiamenti definitivi, 430 assoluzioni e, come in tutte le guerre, oltre 32 suicidi, perché i morti sono i migliori colpevoli: “Non possono difendersi”, come scrisse il romanziere Raymond Chandler. Tra questi, i protagonisti dell’inchiesta-simbolo, Enimont: Gabriele Cagliari, Raul Gardini e Sergio Castellari. Cagliari in carcere da oltre quattro mesi, prima di stringersi al collo un sacchetto di plastica, scrisse nella sua ultima lettera alla famiglia: “Ci trattano come cani in un canile”.

La Democrazia Cristiana è stata decimata, il Partito Socialista annientato con Bettino Craxi morto esule in Tunisia. Il Pci graziato da una provvidenziale chirurgica amnistia. E, sulla spinta di giustizieri come Giancarlo Caselli e Luciano Violante, personaggi estranei al sistema dei finanziamenti come Giulio Andreotti e Calogero Mannino sono passati dalle forche caudine siciliane, con accuse di collusione con la mafia, poi smontate dopo oltre dieci anni di calvario. Aprendo la strada per inchieste sulle stragi contro Berlusconi, Dell’Utri e il generale Mori. Le tante anime belle che hanno protestato per le immagini di Ilaria Salis in catene davanti ai giudici ungheresi, accusata del pestaggio di alcuni neonazisti, dov’erano quando il portavoce di Arnaldo Forlani, Enzo Carra, con gli schiavettoni ai polsi fu trascinato al tribunale di Milano? E dove sono adesso, visto che la prassi di manette e gabbie nei tribunali è ancora la stessa?

Dov’è lo Stato di diritto? Proprio nella prefazione del libro postumo di Carra L’ultima Repubblica, Gherardo Colombo ha rivelato che il pool di Mani Pulite aveva proposto alla “politica” che “Chi avesse raccontato, restituito e temporaneamente abdicato alla vita pubblica, non avrebbe più avuto a che fare con la giustizia penale”. Parole che hanno fatto gridare molti allo scandalo. E che dire del severo Piercamillo Davigo, quello del “Non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”, condannato in appello per rivelazione di segreto d’ufficio nel caso Amara? Sparito dalla scena pubblica, come Antonio Di Pietro, il paladino della giustizia che restituiva in una scatola di scarpe un mucchio di soldi ricevuti in prestito da un amico imprenditore.

E intanto, sta per arrivare in porto la separazione delle carriere tra magistrati della pubblica accusa e giudici: era uno dei grandi progetti di Giovanni Falcone, ma pochi se lo ricordano. La verità è prosaica: Mani pulite poteva veramente migliorare l’Italia. Ogni lasciata è persa.

Luigi Bisignani per Il Tempo 5 giugno 2024

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