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Manovra, il governo si scorda la classe media

Complice la scarsità di risorse, la manovra fa poco e lo fa bene. Ma alcune misure penalizzano (inutilmente) la classe media

giorgetti manovra © sal61tramite Canva.com

Le crisi internazionali, l’aumento dell’inflazione, una situazione demografica molto particolare. Questi solo alcuni dei fattori che hanno minato la manovra, costringendo il governo ad optare per misure di estrema prudenza. Da venerdì all’esame delle Camere 91 articoli e 106 pagine, una legge di bilancio che fa poco e lo fa bene, soprattutto per le classi meno agiate: tra i vari interventi, fino a 120 euro in più al mese per i redditi fino a 35 mila euro e bonus nido più alto per il secondo figlio. Però c’è un “però”.

La scelta di insistere sul taglio delle tasse per i redditi medio bassi senza sfasciare i conti è stata elogiata da S&P ma si è portata via circa 15 miliardi sui 28 complessivi di stanziamento tra sforbiciata al cuneo e accorpamento delle aliquote Irpef. Ma c’è anche un’altra riflessione da fare e riguarda la classe media, completamente dimenticata. E c’è di più: alla fine, la manovra finisce per aumentare le tasse ai “benestanti”.

Basta guardare la bozza di finanziaria. Nessuno sconto fiscale sopra i 35 mila euro, nessuna rivalutazione delle pensioni (anzi, gli assegni più alti verranno penalizzati con il taglio della rivalutazione da un già basso 32 al 22 per cento) e una serie di aumenti di tasse alquanto discutibili. Un esempio su tutti, l’aumento della tassa forfettaria dal 21 al 26 per cento sugli affitti brevi. Legato indissolubilmente alle richieste degli albergatori, l’intervento del governo non riempirà di certo le casse dello Stato ma andrà a danneggiare proprio la casse media: il balzo costerà ai proprietari in media quasi 1.000 euro l’anno. Uno sgambetto inutile, se non controproducente: aumentare le tasse comporta il rischio di una riduzione del gettito perché induce le persone a evadere. La manovra prevede poi rialzi per il tabacco riscaldato, e-cig e sigarette tradizionali, non esattamente misura liberale. E ci sono cattive notizie anche per chi ha beni all’estero, visto che aumenteranno le tasse sugli immobili (dallo 0,76 all’1,06 per mille del valore catastale) e sui conti correnti (dal 2,5 al 4 mille del valore).

Insomma, a fronte delle riduzioni fiscali più che condivisibili per le fasce più deboli, la manovra non prende in minima considerazione la classe media e finisce per arrecare danni futili. Ciliegina sulla torta, gli interventi a scapito dei ricchi, a partire dall’aumento vertiginoso dell’Imu (40 per cento) sulle case all’estero. Era proprio necessario?

Massimo Balsamo, 25 ottobre 2023