Esteri

Mar Rosso, all’Italia il comando tattico: ecco cosa accadrà. E gli Usa bombardano la Siria

La soddisfazione del ministro Crosetto: “Un ulteriore riconoscimento dell’impegno del Governo e della Difesa e della professionalità della Marina Militare”

crosetto houdi

Tensione altissima nel Mar Rosso, l’Unione Europea si muove. Dopo aver annunciato la missione europea Aspides, Bruxelles ha deciso di affidare il comando tattico all’Italia. La conferma è arrivata direttamente dal ministro della Difesa Guido Crosetto: “L’Unione Europea, nella giornata di oggi, ha chiesto all’Italia di fornire il Force Commander dell’Operazione Aspides nel Mar Rosso (l’ufficiale ammiraglio che esercita il comando imbarcato degli assetti navali che partecipano all’operazione). L’importanza e l’urgenza dell’Operazione Aspides, che contribuirà a garantire la libera navigazione e la sicurezza del traffico commerciale nel Mar Rosso, hanno indotto la Difesa italiana ad assicurare immediatamente il proprio sostegno”. Il titolare della Difesa ha rimarcato che la decisione dell’Ue rappresenta “un ulteriore riconoscimento dell’impegno del Governo e della Difesa e della competenza e professionalità della Marina Militare”.

La missione europea è stata voluta fortemente da Italia, Francia e Germania per fare fronte agli attacchi degli Houthi contro le navi che transitano nei pressi delle coste dello Yemen. Offensive che mettono a repentaglio il commercio globale, con ripercussioni sanguinose sull’economia occidentale. La speranza di Bruxelles è che Aspides venga approvata nel Consiglio del 19 febbraio, ha ammesso l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell, intervenendo oggi a Bruxelles alla conferenza ministeriale sull’Indo-Pacifico. “Stiamo lavorando attivamente con i nostri partner internazionali per ripristinare la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso, stiamo andando avanti con il lavoro per una nuova missione marittima chiamata Aspides, parola greca che significa ‘scudo'”, la sottolineatura di Borrell: “È uno scudo puramente difensivo, solo per proteggere le navi dagli attacchi. Il nostro fine non è condurre alcun tipo di attacco, ma solo difendere. Non intendiamo condurre alcuna operazione a terra, ma solo proteggere la navigazione in mare”.

Aspides sarà una missione difensiva e non solo di accompagnamento, ha ribadito Antonio Tajani. Il titolare della Farnesina ha confermato le indiscrezioni sul possibile quartieregenerale a Larissa, in Grecia, oppure in Francia, ma non è da escludere una rotazione. Per il ministro degli Esteri non è tanto chi avrà il comando, ma quello che farà, rimarcando l’importanza dell’intervento: “Siamo un Paese votato alle esportazioni: il 40% dell’export marittimo passa dal Canale di Suez. È nostro interesse fare di tutto per proteggere le navi mercantili. Sarà una missione difensiva: non attaccheremo gli Houthi nello Yemen“. La priorità per il governo è proteggere il traffico marittimo italiano e le nostre navi, precisando che non ci sarà alcun attacco nei confronti dei ribelli – equiparati ai miliziani di Hamas – nello Yemen: “Difenderemo soltanto le navi utilizzando anche le armi per abbattere i droni o i missili contro le nostre navi mercantili”.

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Il clima nel Mar Rosso è rovente e sarebbe un errore sottovalutare la minaccia. Nei giorni scorsi il ministro Crosetto ha affermato che i miliziani yemeniti valgono dieci volte Hamas dal punto di vista militare e con i loro attacchi alla navigazione sono in grado di minacciare la stabilità economica dell’Italia e dell’Europa, creando uno squilibrio competitivo a favore di Cina e Russia: “Il traffico di Russia e Cina, per espressa volontà degli Houthi, potrà continuare a passare per il mar Rosso e questo crea uno squilibrio competitivo che impatterà in modo violento e asimmetrico su di noi e sulle nostre economie. A farne le spese saranno soprattutto “l’Europa e in particolare i Paesi della sponda Sud come l’Italia a causa della marginalizzazione del Mediterraneo, per questo occorre agire subito con efficacia per affermare il diritto internazionale e il libero transito delle merci”.

Anche nelle ultime ore sono stati registrati attacchi. Appoggiati dall’Iran, gli Houthi hanno dichiarato di aver condotto un assalto con missili balistici verso Eilat, nel sud d’Israele. “La forza missilistica delle Forze armate yemenite ha effettuato un’operazione militare contro obiettivi specifici del nemico israeliano nell’area di Umm al Rashrash (Eilat), nel sud della Palestina occupata, con una serie di missili balistici”, le parole del portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, in una dichiarazione rilanciata dall’emittente televisiva con sede a Beirut “Al Masirah”. I militari israeliani dell’Idf hanno confermato che il sistema di difesa aerea “Arrow” “ha intercettato con successo un missile superficie-superficie che si avvicinava al territorio israeliano nella zona del Mar Rosso”. Sempre vivo il fronte con Stati Uniti e Gran Bretagna: giovedì le forze navali dei ribelli yemeniti avevano reso noto di aver preso di mira una “nave mercantile britannica” nel Mar Rosso. Ieri la risposta di Washington e Londra: almeno sette attacchi aerei contro la provincia di Hajjah, nel nord-ovest dello Yemen, in un nuovo bombardamento contro le posizioni dei ribelli. Seguiranno aggiornamenti.

Nella notte, intanto, gli Usa hanno confermato di aver centrato diversi obbiettivi sciiti tra Siria e Iraq. Nel mirino non solo le milizie sciite ma anche operativi dei padaran iraniani. È la risposta che Joe Biden aveva promesso dopo l’attacco ad un avamposto americano in Giordania dove sono morti 3 soldati a stelle e strisce. I bombardieri Usa hanno aperto il fuoco nella notte tra il 2 e il 3 febbraio prendendo di mira 85 obiettivi militari tra Siria e Iraq. Sotto la pioggia di fuoco sono finite anche non solo le truppe sciite nei due paesi, strettamente legati all’Iran, ma anche la Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica dell’Iran (IRGC) che opera nei due Stati. Al momento gli Usa non hanno colpito direttamente il territorio iraniano, per evitare una escalation sicura, ma la situazione è in divenire. Il generale Michael Erik Kurilla, comandante del CENTCOM statunitense, ha spiegato infatti che l’Irgc a e le milizie affiliate “continuano a rappresentare una minaccia all’a stabilità dell’Iraq, ma anche della regione e soprattutto della sicurezza degli americani”. Biden ha previsto altre azioni militari. Ma nei tempi e nei modi che riterrà opportuni.

Massimo Balsamo, 3 febbraio 2024