Vivo nelle Marche e nelle Marche c’è un governatore di Fratelli d’Italia che quindici giorni dopo essere stato eletto come prima ordinanza ha imposto le mascherine all’aperto. Dice la gente: ma questi che fanno, che opposizione fanno? L’opposizione che c’è ma non c’è, che si adegua al terrorismo sanitario della minoranza che comanda.
Siamo già in lockdown
Siccome faccio il giornalista, sono in fama di quello che non sa niente ma prevede tutto e allora mi chiedono: ma secondo te rifaranno il lockdown? E io, che non sono abituato a mentire per consolazione, rispondo: ma ci siamo già al lockdown. In giro tutti con la mascherina in faccia, anche gente che fa il medico, che ha studiato, tutti tappezzati, a spasso, in bicicletta, da soli in macchina, qualcuno perfino coi guanti. Questa sindrome del contagio, del morbo che c’è ma non c’è, dell’insidia invisibile ha molto dell’ordalia, del catastrofismo scaramantico, molto del pensiero magico: siamo allo 0,089% di contagiati, in larga parte asintomatici, e la chiamano pandemia. E in questo la minoranza che comanda ha già vinto, la mascherina è icastica, è il simbolo della resa, della sottomissione, confermi di essere disposto a comportarti da cane, porti la museruola che non ti fa respirare, non ti lascia parlare, pensare. Un popolo mascherato è un popolo che ha già perso.
C’è un filo rosso che parte dalla Cina, passa dalla cricca democrat americana che si scrive Biden ma si legge clan Obama e Clinton, arriva all’Unione europea e fino all’Italia di Conte, di Zingaretti l’odontotecnico, di Mattarella che dice: sono molto preoccupato per i contagi, e subito mandano l’esercito. Piazza San Pietro militarizzata come non era mai stata sotto pericolo islamista, vigili e polizia sempre più prepotenti, il termine “negazionista” che non è stato adottato per caso ma appartiene al lessico storiografico della sinistra autoritaria e significa bugiardo, infame, reietto.
Dice la gente, non solo qui nelle Marche: ma se di noi bottegai, commercianti, piccoli imprenditori la sinistra non si preoccupa e se l’opposizione di centrodestra non si preoccupa, che ci resta? C’è chi insinua: Salvini, ricattato dalla magistratura, ne è anche il ricattatore, lo prosciolgono a Catania pur che non parli, non infierisca sugli scandali che pure lo colpiscono e non disturbi il manovratore. Dietrologie, senz’altro, ma è un fatto che della colossale vergogna del metodo Palamara quasi nessuno parla più, sta scadendo nel gossip e invece lambisce lo stesso Quirinale il cui inquilino è il capo della magistratura. E questo governo di avventizi e di avventurieri fa quello che vuole o meglio quello che piace alla Merkel e alle cosche di Bruxelles.
Arriva il lockdown? Ma ci siamo già, le ondate di cadaveri che i virologi varietà profetavano da maggio non si sono visti, qui nelle Marche, a Porto San Giorgio, hanno messo a ferro e fuoco un locale per un solo contagiato e poi non se n’è saputo più niente, di mille che c’erano non uno è risultato positivo. A Roma ci sono bar che da venti, cinquanta dipendenti sono scesi a due e fanno dieci clienti in una giornata. Esci al sabato sera e non trovi nessuno, non sai che fare, dove andare, un mortorio, una città spenta, spugnosa di fantasmi. Le formule si sprecano: lockdown mirati, lockdown selettivi e così ogni giorno si scende un gradino nella scala delle libertà costituzionalmente garantite.
Ma che importa? Come disse quel cronista di Repubblica a Quarta Repubblica: “Lo sappiamo tutti che la Costituzione è stata disapplicata”, affermazione clamorosa che nessuno ha raccolto. Il lockdown globale è una decisione politica, non sanitaria, gli stessi invasati del comitato tecnico scientifico cominciano a tradire segni di insofferenza, di nervosismo, buffoni sì ma insomma lasciateci la dignità. Ma la grancassa mediatica non si ferma, i telegiornali si aprono e si chiudono col Covid e in mezzo mettono il riscaldamento globale, lasciando intendere che i due flagelli sono interdipendenti, i positivi come morituri, i vecchi di novant’anni folgorati da senescenza o ictus ricondotti al virus.
Tutti gendarmi della salute pubblica
Mentre a Roma e in tutta Italia gli anziani ricoverati in certe strutture vengono internati e dopo pochi giorni spirano, nell’impotenza più o meno interessata dei parenti. Ci si mette anche questa vergognosa classe sedicente intellettuale: guitti, pagliacci, attori cani, scrittori analfabeti, cantanti spompati, tutti che si autopromuovono gendarmi della salute pubblica, neanche uno col coraggio di fare un’opera da dissidenti: molto meglio tifare per la morte di Trump, un conformismo rivoltante, un opportunismo mortificante ma se crolla quel che resta della filiera produttiva, industriale, il paese è finito sul serio. L’Unione europea detta le sue regole: più paura, più controlli, più app inutili, più mascherine e più segregazione, altrimenti gli aiuti ve li sognate. E più migranti, quelli sempre. Sì, ma senza più ricchezza, senza consumi e senza guadagni come li mantieni anche loro, come la fai la assistenza?
Sergio Ricossa insegnava una cosa ovvia e cioè che la solidarietà costa, non cresce sugli alberi ma viene dalla ricchezza residua. Il mantenimento degli ultimi lo possono fare i ricchi, non i miserabili e qui il numero dei miserabili cresce a vista d’occhio, altro che curva dei contagiati. Ma a nessuno sembra importare, i pochi che osano ancora dirlo subito marchiati da assassini, da boia e si mettono a cuccia. Bergoglio se la cava dando la colpa del coronavirus al mercato, ma il virus l’ha creato la Cina nei suoi laboratori, l’ha fatto fuggire, consapevolmente o meno, ha mentito, ha nascosto e poi ha speculato sulle conseguenze. Dice l’uomo comune, che non capisce ma intuisce: mah, secondo me c’è qualcosa dietro, qualcosa di mondiale. Sì, c’è la Cina che più la presunta pandemia continua e più si annette pezzi di occidente.