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Mariupol, giallo sui civili nelle acciaierie: “Usati come scudi umani”

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In un’Ucraina stremata continuano a precipitare le bombe di quell’offensiva russa che sembra ormai passata alla seconda fase, spostandosi nella zona sud-orientale del paese, il Donbass. Al centro dell’attenzione una delle principali acciaierie europee, alle porte di una Mariupol ormai quasi rasa al suolo nonostante la resistenza degli uomini di Kiev. Un complesso di 11mila metri quadrati quello di Azovstal, lo stabilimento siderurgico rimasto l’ultima roccaforte dei soldati ucraini.

Dalle notizie che arrivano, da fonti vicino Kiev, all’interno dell’acciaieria sarebbero ancora presenti civili, tra cui donne e bambini come ha riferito fin dall’inizio il capo della polizia locale. Questo ha destato fin da subito preoccupazione in tutto l’Occidente, come riportano anche i nostri giornali, dopo le parole del Presidente ucraino Zelensky che ha definito la situazione “disumana”, chiedendo aiuto per salvare queste persone. Ancora oggi i quotidiani titolano, per la maggior parte, l’assedio di Azovstal e il dramma delle persone ucraine prigioniere all’interno.

Ricostruendo la vicenda c’è qualcosa però che non torna, o meglio, le versioni e le testimonianze non combaciano. I russi si sono mossi negli ultimi giorni con una serie di ultimatum: il primo, emesso il 17 aprile dal generale Mikhail Mizintsev, comandante delle forze ex sovietiche a Mariupol, infatti, recitava così: “Data la situazione disperata che si è venuta a creare nello stabilimento metallurgico Azovstal, e guidate da principi umanitari, le forze armate russe offrono ai militanti dei battaglioni nazionalisti e ai mercenari stranieri di fermare le ostilità e deporre le armi. In cambio sarà risparmiata la vita”. Nonostante questo, la resistenza ucraina non ha accettato la resa.
Ieri, 19 aprile, la giornata dell’evacuazione di 140 persone, come affermano le fonti ucraine, anche se non precisano dove queste persone precisamente si trovassero e da dove siano fuggite.

Allo stesso tempo fonti interne ai combattenti separatisti fanno sapere che: “140 civili hanno approfittato del regime del silenzio a Mariupol. Lo ha affermato il capo dell’amministrazione della DPR Alexei Nikonorov. Il regime del silenzio ha permesso loro di lasciare gli scantinati delle case situate accanto allo stabilimento Azovstal. Finora, nessuno è uscito dall’acciaieria. L’esercito russo ha annunciato un regime di silenzio per l’uscita di civili e la resa volontaria dell’esercito ucraino sopravvissuto”. Precisando che nessuno è uscito dal grande colosso siderurgico, né militari, né civili, nonostante ne avessero la possibilità.

A conferma di questa tesi un video infatti, arrivato dai separatisti, mostra che effettivamente i russi hanno cessato il fuoco e il corridoio umanitario si può ben vedere, con uomini, donne e bambini che fuggono sotto un cielo – almeno momentaneamente – silenzioso.
La domanda è: sono davvero presenti, quindi, civili all’interno di quel labirinto di cunicoli che è Azovstal?

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