Cultura, tv e spettacoli

Mary Poppins razzista. E i neri se la ridono

La storica pellicola non è più un film per tutti in Regno Unito. Il motivo? Per un termine considerato “discriminatorio”

Mary Poppins

“Vi dirò dunque dell’Affrica,/la qual Affrica è il paese/dove sta il senegalese,/l’ottentotto ed il niam-niam;/ed ha un clima così torrido/che, pel sole e i gran calori,/tutti i neri sono mori/ed in più, figli di Càm”. Il Consiglio britannico per la classificazione dei film, che è un organismo censorio immagino composto di debosciati capaci delle depravazioni più indicibili, non conosce Ernesto Regazzoni e il suo De Africa; in compenso conosce Mary Poppins e l’ha inesorabilmente imprigionata, resa fruibile ai soli bambini accompagnati. Speriamo non da gente come loro, difficilmente uscirebbero da un cinema come ci sono entrati.

Eh beh, mancava, Mary Poppins: vuoi non provvedere? Il woke è un pesce cattivo e morente, molto laido, che agonizzando non rinuncia ai colpi di coda: nell’arco di tutto sommato poche stagioni, è diventato una parodia di se stesso, sinonimo di demenza politica e di inconsistenza culturale, di nullità individuale, di miseria sociale; è odioso, fa schifo, e fa fallire: “go woke, go broke”, vai di woke e vai fallito, è un comandamento che non fa sconti alla finanza “corretta”, allo spettacolo di consumo, al revisionismo culturale: tutti travolti dal loro ridicolo, tutti in bancarotta si tratti di birrette trans, prodotti del credito green, cartoni, pellicole, personaggi dell’immaginario come una attempata signora che vola appesa a un ombrello e canterella filastrocche da fuori di testa. Niente da fare: razzista, fascista, anche Mary non si salva, anche Mary va riveduta, corretta e sottoposta ad infibulazione mentale.

Ce ne voleva di malizia per considerare quella paroletta, “ottentotti”, usata due volte in tutta una storia, indizio di malevolenza contro i neri; perché gli ottentotti, Africani del sud così ribattezzati dai coloni orange, sarebbero poi diventati sinonimo di africani, di neri tout cour: e allora? Allora niente, qualcuno si potrebbe offendere, presumono gli alienati del Consiglio britannico eccetera. Se mi portate anche un solo colored, a parte Rula Jebreal e Paola Egonu, che si offende per Mary Poppins e per i suoi spazzacamini, io mi taglio le balle. I neri son gente di orgoglio, di eleganza, la cultura nera che si declina nel jazz, nel blues, nella boxe, nell’arte: persone con un’ironia allusiva e mimica, culturale, sociale assai più spiccata dei bianchi.

Gente “easy”, insomma, abituata a combatterlo dove sta, il razzismo quello vero (anche se oggi la tentazione di approfittarsi dell’onda lunga si è fatta, comprensibilmente, irresistibile). Figurati se perdono tempo con Mary Poppins che a 60 anni dall’uscita è diventato “discriminatorio” e l’hanno vietato ai minori di 12 anni (perché poi non di 10 o di 13 e mezzo?). Per due ottentotti. Sarebbero i primi, i neri, a scuotere la testa ridendo tristemente. Perché ormai in Occidente sono quanto i bianchi, e questa è una sporca faccenda che riguarda anche loro.

“Benvenuto, fratel nero, benvenuto a crepar qua!”: siamo sempre al De Africa di Regazzoni, e davvero c’è da crepare in un Occidente così rimbecillito, debosciato, malato. Ma questa genia, poi, chi è? Chi li ha investiti, questi stronzi sparpagliati ovunque, del nuovo sillabo, laico, paranoico? “Consiglio britannico per la classificazione dei film”: dove siamo, in Inghilterra o in Corea del Nord? E come abbiamo fatto, nel giro di tre o quattro decenni, a ridurci così? Va notata una cosa, il woke è sì fenomeno culturale (sub culturale, in effetti), ma senza gli apparati istituzionali non avrebbe potuto allargarsi e allagarsi così; insomma è il prodotto, anche questo, di un neostatalismo di risacca che fa schifo e dovrebbe preoccupare (si legga in proposito l’assai illuminante Il Minotauro: governo e management nella storia del potere di Lorenzo Castellani).

Ancora una conferma: dove lo Stato torna a ruggire, sono solo disastri, vergogne e la prevalenza di una sottocultura di neosinistra, e qui il riferimento, obbligatorio, è a Mi mancano i vecchi comunisti di Giovanni Sallusti. E questi rigurgiti, queste schiume culturalmente immonde, poi ci mettono degli anni, dei decenni a riassorbirsi; e mai completamente. E i loro semi generano piante ancora più lugubri e più storte.

Il woke è come l’Unione Europea: che perde tutte le battaglie, dal green all’auto elettrica, ai pesticidi in agricoltura all’agricoltura ipse, ai vaccini, di cui ormai tutti, a parte Burioni, riconoscono la pericolosità e la indegnità con cui sono stati imposti a cuor leggero, ma non rinuncia, fin che può, a rappresaglie stupide e anche ridicole come quella che vorrebbe tutelare “le farfalle di prateria” (ecco perché, Giorgia, santa Madonna, la devi smettere coi dadaumpa con la Baronessa: non è Truzzu il problema, è quell’altra a Bruxelles).

Mary Poppins trattata come una delinquente, come una razzista di stampo austriacante, è il simbolo, il capolinea momentaneo di una deriva mentale che sconcerta ma ormai non stupisce più. Anche, molto, per colpa di chi dovrebbe combatterla in prima linea: artisti, intellettuali. I quali, viceversa, stanno chiusi nell’angolo della propria ipocrisia. Si lagnano, puntualmente, mollemente, tardoromanticamente, “oggi un capolavoro come quello che scrissi trenta, quarant’anni fa, non me lo lascerebbero più fare”, e fingono di non capire che è proprio l’oggi il problema, non le loro languide rimembranze: si mettessero d’accordo, tutti quanti, a sfornare ancora opere mentalmente sane, cioè cattive, sboccate, ciniche, insomma, divertenti, con tutte le libertà del caso, con tutta l’umanità che serve, senza porsi il problema della scorrettezza politica, e forse questa nube tossica chiamata woke si disperderebbe alla svelta.

Ma, se di fronte a una mostruosità come un Consiglio censorio di perversi che mettono ai ceppi la povera, soave Mary Poppins, tutti levano gli occhi al cielo e aspettano la prossima pornografia della mente, la vedo dura. Maledetti, altro che ottentotti.

Max Del Papa, 28 febbraio 2024