Patrizio Bianchi e Roberto Speranza, la sinistra coppia di ministri tutto chiacchiere e terrore virale, tenta l’ultimo colpo di coda in vista delle elezioni politiche di settembre. In collaborazione con il sempre compiacente Istituto Superiore di Sanità, il titolare dell’Istruzione e quello della Salute, hanno elaborato linee guida per la riapertura delle scuole da incubo per i nostri giovani, nonché per tutti gli operatori scolastici. Da devoti talebani sanitari, al centro delle loro allucinanti misure non poteva mancare l’abominevole obbligo della mascherina; quest’ultima divenuta da tempo una sorta di subdolo strumento di indottrinamento sociale, immaginando di trarne un grande beneficio in termini di consensi. Tali misure, pubblicate il 5 agosto, sono basate su un doppio “livello”: da un lato un’adeguata preparazione, dall’altra un’attivazione rapida delle misure al bisogno.
In sostanza, nel testo si propongono da un lato misure standard di prevenzione per l’inizio dell’anno scolastico, che tengono conto del quadro attuale, e dall’altro, ulteriori interventi da modulare progressivamente in base alla valutazione del rischio e al possibile cambiamento del quadro epidemiologico. Ciò, per dirla in soldoni, significa che tutto dipenderà dal solito fattore contagi. Un fattore che, come hanno compreso pure i sassi, risulta del tutto aleatorio e, soprattutto adesso che il virus è chiaramente endemico, di nessun valore per stabilire la gravità di una pandemia sostanzialmente dietro le spalle.
Eppure questi geni dell’emergenza sanitaria infinita, dopo il massacro didattico, sociale e cognitivo perpetrato ai danni dei nostri ragazzi, insistono a volerli utilizzare come bersaglio simbolico nella loro assurda e autodistruttiva lotta contro il coronavirus. Basta leggere alcuni dei punti salienti stabiliti nelle citate linee guida per rendersene conto appieno:
1. distanziamento di almeno 1 metro (ove le condizioni logistiche e strutturali lo consentano); precauzioni nei momenti a rischio di aggregazione;
2. aumento frequenza sanificazione periodica;
3. gestione di attività extracurriculari, laboratori, garantendo l’attuazione di misure di prevenzione;
4. mascherine chirurgiche, o Ffp2, in posizione statica e/o dinamica (da modulare nei diversi contesti e fasi della presenza scolastica);
5. concessione palestre/locali a terzi con obbligo di sanificazione;
6. somministrazione dei pasti nelle mense con turnazione; consumo delle merende al banco.
Quindi, come ben si comprende, ancora una volta l’approccio usato nei riguardi della scuola, così come nel resto degli ambienti in cui si svolge la vita economica e sociale del Paese, è sempre lo stesso della prima ora. Ossia quello di doversi confrontare non con un virus che non ha mai costituito un problema per le persone in buona salute, come per l’appunto è la stragrande maggioranza degli individui in età scolastica, bensì con il peggior flagello virale della storia dell’uomo. Una narrazione folle che, malgrado la schiacciante evidenza empirica abbia già da tempo smontato pezzo per pezzo, continua a condizionare pesantemente l’esistenza dei cittadini italiani e, nel caso in oggetto, quella in divenire dei loro figli.
Ma per loro fortuna, il 25 settembre il corpo elettorale della nazione avrà la sua grande occasione per liberarsi una volta per tutte di un regime sanitario che ancora guarda alla Cina come modello di riferimento. È ora di mettere fine a questo scempio.
Claudio Romiti, 6 agosto 2022