Ma chi vive sul campo, chi vive di calcio lo sa perfettamente: il pallone è anche questo. Lo è sempre stato. E Materazzi ne è consapevole più di chiunque altro. Lui che le ha sempre prese e (soprattutto) date sul prato verde, allo stesso modo ha fatto anche nei confronti degli spalti utilizzando spesso gli insulti che riceveva per caricarsi in vista dei match importanti. Come non ricordare a questo proposito quando, nel pre partita del celebre derby di Champions League del 2003, andò sotto la curva sud milanista a provocare gli ultrà che lo accolsero proprio con quell’insulto… O quando, non molto elegantemente, indossò la maschera di Berlusconi, presidente della squadra avversaria, dopo una stracittadina vinta… Per citarne solo alcuni di episodi contestati al difensore.
Eppure, ci spingiamo a dire che il bello del calcio è anche questo. Lasciarsi andare ogni tanto alla passione, all’emotività, spegnere per qualche minuto il cervello, anche se questo spesso può provocare episodi discutibili o addirittura inqualificabili che poi è doverso condannare. Ma, per favore, non si vada nemmeno nella direzione opposta, cioè quella di imbrigliare lo sport più bello del mondo fra polemiche politiche, norme sociali, e regolamentazioni troppo stringenti. Che lascino almeno il calcio fuori dalla politica!
Anche perché poi, francamente, i risultati non sono dei migliori quando un ex calciatore si improvvisa politico o quando un giornalista politico si improvvisa sportivo. E a questo proposito permetteteci una chiosa doverosa: paragonare degli insulti razzisti ai fischi nei confronti di Donnarumma, rasenta davvero la follia. Una cosa è la cattiveria nella sua forma estrema (ne abbiamo parlato sopra), tutt’altra cosa è la critica legittima per un sentimento tradito. Tanto più se di mezzo c’è il vero lato oscuro del calcio. Che non sono certamente i tifosi. Quindi diciamo no al razzismo, ma diciamo no anche ad un calcio politicamente corretto. Bravo Materazzi!