Può mai il Pd farsi harakiri per Conte? Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pensa di sì. Si sussurra, infatti, che spinga ultra petita Zingaretti, ma anche Di Maio, a difendere ormai l’indifendibile. Una sgangherata accozzaglia di Governo che fallisce su ogni argomento, dal Mes al Recovery Fund, dai vaccini all’apertura delle scuole, buona soltanto, almeno per il Colle, a trascinarsi fino al semestre bianco. Finanche in politica industriale, con il recente accordo Stellantis, il Governo, come denuncia Landini, ha fatto solo da spettatore. Il capo della Cgil si aggiunge all’ormai lungo e variegato elenco di persone, a cominciare da Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che chiedono risposte.
Scorie nucleari, dove sono?
E c’è una storia emblematica di queste ore, sbucata a ridosso della notte della Befana e passata sottotraccia, come tutte quelle che riguardano Conte, che dimostra la totale incapacità di coordinamento dell’Esecutivo. L’iniziativa individuale del sottosegretario per il ministero dell’Ambiente, Roberto Morassut, Pd – più portato ad occuparsi di piani regolatori e palazzinari che lo vorrebbero Sindaco di Roma – ha scatenato, con un tempismo imbarazzante, l’ennesima figuraccia. Non è dato sapere perché si sia avventurato, con un fare da paladino della verità, nella pubblicazione dei siti idonei ad ospitare le “vecchie” scorie nucleari delle centrali chiuse dal 1987 ed i rifiuti “nuovi” della radiologia medica. Certo è che si è ben guardato dall’avvertire il premier Conte, così come il capo della Polizia, Franco Gabrielli, e il comandante generale dei Carabinieri, Giovanni Nistri. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha fatto il diavolo a quattro quando, a poche ore dalla pubblicazione, ha saputo di dover mettere a protezione da possibili attacchi e manifestazioni oltre 60 aree sparse in tutta la Penisola, alcune delle quali in luoghi di grande interesse turistico e ambientale, dalla Val d’Orcia alla Basilicata. L’ennesima prova di un governo di improvvisati.
Sono sei anni che la mappa dei siti di stoccaggio, preparata dall’ex ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ricordato solo per essere il commercialista di fiducia di Pier Ferdinando Casini, era secretata al quinto piano del ministero, dentro una cassaforte le cui polverose chiavi erano custodite da tal Giuseppe Marchese, e poi in Sogin, la società pubblica deputata a gestire il decommissioning nucleare. Ben quattro governi precedenti si sono rimpallati la responsabilità di pubblicare la lista di tali siti e di avviare il percorso di condivisione con le istituzioni territoriali che dovrà portare alla realizzazione dell’infrastruttura di deposito da circa un miliardo di euro e centinaia di posti di lavoro.
Sicurezza sul nucleare, quante nubi
La Commissione Europea aveva scritto al Governo già dopo l’estate, aprendo un’infrazione pesante contro l’Italia, rea di essere l’ultimo dei grandi Paesi a dotarsi del deposito. A pubblicazione avvenuta, il solito tipico copione Contiano: una corsa a smentire, negare e respingere il deposito, non tanto dalle opposizioni, Lega e Fdi, ma da ministri dell’Esecutivo come Speranza e governatori di regione come Emiliano, Bonaccini e Giani. Come se non bastasse, nulla sapeva neppure la nuova e costosissima authority per la sicurezza sul nucleare, che dovrebbe vigilare anche sulla distanza di queste scorie dagli agglomerati urbani e turistici.
Ma c’è di più: avendo l’Italia perso, a seguito del relativo referendum, ogni iniziativa e azienda collegata al nucleare, a vantaggio soprattutto della Francia, dalla quale ora dipende il 10% della nostra energia elettrica, perché non continuiamo ad inviare almeno le scorie all’estero, magari proprio in Francia, già attrezzata per questo tipo di materiali, vista la presenza di ben 55 centrali su quel territorio? Certo, per una volta si dovrebbe prendere una decisione, e per negoziare questo tipo di accordi ci vorrebbe un premier autorevole, i cui interlocutori non lo considerassero poco più che una meteora di passaggio. Sembra quasi che Mattarella tragga ispirazione dal saggio romanzo di Musil L’uomo senza qualità, continuando a scegliere colui che non sceglie, e che si lascia applaudire senza meriti. Ma essere solo popolari in politica significa poco, Cicciolina docet.
Luigi Bisignani, Il Tempo 10 gennaio 2021