Cronaca

Mattarella e il carabiniere, l’altro video che non vi fanno vedere

Il militare al corteo di Milano: “Non è il mio presidente”. L’Arma ha già preso provvedimenti e non c’è bisogno di strumentalizzare

Polizia Mattarella carabiniere

Sul video del carabiniere che non considera Sergio Mattarella il suo presidente, infelice espressione pronunciata in divisa durante il servizio, peraltro vicino a diverse telecamere e dialogando con una signora, c’è poco da dire. Ha sbagliato.

Ci sono frotte di giustificazioni possibili da addurre: il sentirsi sotto pressione, la paura di dover arrivare ad uno scontro con migliaia di manifestanti, l’adrenalina. Quello che volete. Però il giuramento del carabiniere prescrive “l’assoluta fedeltà alle istituzioni repubblicane”, quale che sia l’individuo che la ricopre. Lecito avere convincimenti personali differenti, diritto inalienabile quello di esprimerlo, ma se si indossa una divisa occorre essere in grado di tenersi il cecio in bocca.

Mettiamolo subito in chiaro: il caso è ben diverso, e più grave, rispetto a quello di Roberto Vannacci. Per due motivi. Per prima cosa, il carabiniere in questione era in servizio dunque rappresentava lo Stato, mentre il generale ha legittimamente scritto un libro sulle sue idee, come permesso dal regolamento militare. Inoltre, nel Mondo al contrario – benché chi scrive avrebbe evitato di redigerlo prima del pensionamento – si criticano delle ideologie, non le singole istituzioni. E fa tutta la differenza del mondo.

Detto questo, l’Arma ha già trasferito il militare coinvolto e la procura militare o civile faranno il loro corso. Non serve tuttavia nemmeno ingigantire più del dovuto: il carabiniere si pentirà vita natural durante di aver dato libero sfogo ai suoi più profondi convincimenti, e si è già cosparso il capo di cenere con una dichiarazione resa alle agenzie di stampa. Il sistema ha reagito con i giusti anticorpi e la storia finisce qui.

Per dovere di cronaca, bisognerebbe però magari raccontare bene anche ciò che è successo quel giorno: i tre carabinieri feriti (come ricorda Massimiliano Zetti, segretario generale di NSC), il corteo che cerca di muoversi senza autorizzazione, la solita pioggia di insulti (“Fascisti”, “nazisti”, “corrotti”, “ignoranti”). E magari mettere in risalto anche quello che il cono di luce dei media lascia nell’ombra.

C’è un altro video (vedi qui sopra), che non ha conquistato le prime pagine dei siti di mezza italia, che mostra la stessa anziana signora (Franca Caffa, storica militante) discutere con un poliziotto che, con tono conciliante, le fa notare come “anche noi vogliamo la pace”. Il tutto mentre i facinorosi alle spalle della donna lanciavano bottiglie contro le forze dell’ordine. A girarci il filmato è Pasquale Griesi, coordinatore nazionale reparti mobili dell’Fsp Polizia di Stato. “Mattarella è il Presidente di tutti noi, nessuno escluso, il padre di ogni uomo e donna in uniforme – dice l’agente – Purtroppo durante una manifestazione anche per stemperare o per cercare di interrompere un discorso con i manifestanti si dicono purtroppo cose senza senso. Dentro l’uniforme, non dimentichiamolo, ci sono sempre e comunque uomini che sino alla fine della loro carriera riceveranno a volte complimenti per le loro azioni, altre volte insulti, lesioni e tanto altro”.

Una cosa è certa: non c’è bisogno di montare un patatrac politico su un singolo carabiniere dalla lingua troppo lunga. Ha sbagliato, ma resta un caso isolato. Sarebbe bello, per una volta, non strumentalizzare. E sarebbe bello non dover leggere oggi dotti editoriali in cui si spiega che è tutta colpa del governo Meloni e della riforma per il premierato. Speranza vana?

Giuseppe De Lorenzo, 29 gennaio 2024

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