Ormai siamo rimasti in pochi (forse pochissimi) a porre dei dubbi non tanto sull’esistenza dei cambiamenti climatici (quella è fuori di dubbio), ma sul lato delle responsabilità dell’uomo relativamente al mutamento del clima. Scienziati, politici ed il mondo della comunicazione sono sempre più convinti che l’essere umano stia distruggendo il pianeta e che, ormai, sia arrivato il momento irreversibile, quello in cui necessariamente si dovrà agire, pena l’estinzione nostra e della Terra.
L’appello di Mattarella
Prima gli scienziati che inviano una lettera ai mass media, chiedendo di parlare ancor più di clima (come se in queste settimane non ne avessimo già avuto abbastanza), poi è stato il momento del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il quale ha parlato non di semplice surriscaldamento, ma addirittura di una fase di “ebollizione globale”. Ora, è giunto lo show dei Capi di Stato e membri del Gruppo Arraiolos di Italia, Croazia, Grecia, Malta, Portogallo e Slovenia, in un appello congiunto in cui si afferma che ormai “non c’è più tempo da perdere, non c’è più tempo per scendere a compromessi per ragioni politiche o economiche. E’ imperativo agire e prendere iniziative urgenti ed efficaci”. E ancora: “Tutti i Paesi del Mediterraneo devono coordinarsi e reagire, impegnarsi in uno sforzo collettivo per arrestare e invertire gli effetti della crisi climatica”.
Insomma, la solita sviolinata sul clima che ormai sentiamo ripetere quotidianamente, e che pare aver contagiato anche l’esecutivo italiano, visto che il prossimo 8 agosto il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, incontrerà cinque esponenti del movimento ecologista Ultima Generazione. Esatto, proprio loro: gli imbrattatori che abbiamo avuto “l’onore” di conoscere in questi ultimi mesi.
“Sensibilizzare sul clima”
Ma l’appello dei Capi di Stato non si ferma qui e prosegue: “Sensibilizzare l’opinione pubblica, educare e ispirare in tutti l’etica della responsabilità ambientale. Non solo per il presente, ma anche per il futuro dei nostri figli e delle generazioni che verranno”. E ancora: “I Capi di Stato dei seguenti Paesi del Mediterraneo e membri del Gruppo Arraiolos si impegnano a sostenere pienamente le iniziative di azione congiunta e fanno appello all’Unione Europea, agli altri paesi del Mediterraneo e alla comunità internazionale, affinché mantengano questo tema in cima alla loro agenda politica”.
Un appello a Bruxelles che, però, sembra essere stato recepito da molto tempo, visto che il tema del clima è ormai al primo posto delle esigenze comunitarie. Un tema che presenta un enorme cortocircuito, ovvero quello che da sempre poniamo sulle colonne di questo sito: in questa transizione, quale sarebbe il ruolo della sostenibilità economica e produttiva? Facile parlare di stop alla vendita di auto a benzina e diesel, oppure di direttiva green sulle case, se poi i costi vengono scaricati direttamente sulle tasche dei cittadini. E se, soprattutto, dall’altra parte del mondo (in Cina, tanto per non fare nomi) si produce il 50 per cento del carbone a livello globale.
Ma si sa, l’ecologismo di oggi sembra andare letteralmente ad intermittenza. Se in Ue e negli Usa siamo obbligati a seguire regole stringenti e severe sul lato climatico, altrettanto non viene preteso dagli Stati emergenti o dai diretti competitor del mondo occidentale. Ma questo, ai Capi di Stato, sembra essere sfuggito.