Le istituzioni escono da questo reality squagliate, in fama di irresponsabili, la vergogna di cui si sono coperti non sbiadirà facilmente. Con quale coraggio si presenteranno di nuovo al giudizio degli amministrati, è meglio non chiedere: reciteranno, come sempre, la parte dei salvatori della patria, degli “io l’avevo detto”. Ma la patria non ci crederà oltre, e, stante il tramonto lugubre di Draghi, la figura di riferimento diventa Mattarella: in lui, nella sua eternità, si coagula il potere e la difesa del potere. La cosiddetta patria intuisce anche che Mattarella la rielezione la voleva e come, l’ha calcolata da marpione democristiano, contando sulla disperazione di un Parlamento di nullità.
Siamo, come dice Nicola Porro, alla democrazia del bonifico. Ma una democrazia fatiscente. Di conseguenza, tutto ciò che succederà d’ora in avanti verrà imputato a lui, lo stato concentrazionario e sciagurato avrà il suo volto, come è giusto e fatale che sia.
Lui, il Presidente che si è voltato dall’altra parte sugli scandali della magistratura, che presiede. Che ha di fatto sabotato le elezioni ad usque tandem. Che ha definito i novax, già utilizzati come capro espiatorio per la malagestione del governo, come una genia di cittadini di seconda scelta, non degni di tante attenzioni, pericolosi. Che ha reso intoccabili personaggi inammissibili come Speranza e Lamorgese. Che ha detto “vi lascio un Paese unito”, mentre non è mai stato più diviso, più incarognito e, oggi, all’atto della sua riconferma, più depresso. E i depressi sono capaci di tutto.
Max Del Papa, 31 gennaio 2022