Mattarella, il bis degli incapaci

Partita del Quirinale ancora in stallo. Letta punta su Draghi e Mattarella Bis. Ma è un errore

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Gli scatoloni così come li hai riempiti, facilmente puoi svuotarli per far tornare appunti e ammennicoli al loro posto. Giovanni Grasso, scaltro portavoce di Sergio Mattarella, lo sa benissimo. E il presidente della Repubblica anche. Se ne è andato a Palermo per qualche giorno, all’uscita dalla messa alcuni cittadini gli hanno chiesto di restare al Colle, un po’ come accadde alla Scala. E per quanto il Capo dello Stato abbia ripetuto urbi et orbi che non intende replicare il settennato, la possibilità è meno peregrina di quanto ci si possa attendere. Non tanto per volontà di Mattarella, cui ovviamente altri sette anni di sue foto in tutti i tribunali non farebbero schifo. Ma soprattutto per l’incapacità manifesta della classe politica di produrre un’alternativa.

Per intenderci: secondo la Costituzione può essere eletto “ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici”. Ci saranno più di 20 milioni di italiani che rispondono a queste caratteristiche. Certo: nessuno s’immagina un epilogo stile “Benvenuto Presidente” di Claudio Bisio, con un ignaro Giuseppe Garibaldi eletto per errore e senza esperienze politiche pregresse. Ma certo l’elenco di uomini delle istituzioni è ben fornito di ultra 50enni dalle indubbie capacità etiche e morali. Possibile che i partiti debbano anche solo pensare all’ipotesi di rimettere Mattarella sul Colle più alto di Roma?

La riconferma di Sergio sarebbe la pietra tombale sulla credibilità della politica. E non perché Mattarella non sia stato un discreto presidente, per quanto interventista e tutt’altro che “super partes”. Ma perché dimostrerebbe l’incapacità dei leader di trovare un accordo e di partorire alcunché, proprio come avvenne con Giorgio Napolitano. Renderebbe plastica l’inettitudine del centrodestra di mettersi d’accordo su un nome condiviso, quando avrebbe l’opportunità più unica che rara nell’ultimo secolo di nominare (finalmente) un arbitro non ostile. Ma sarebbe anche una debacle per la sinistra, tutta spocchia e veti, che da settimane si occupa solo di boicottare gli avversari convinta di avere il diritto divino di dare le carte, ma che si ritrova a lunedì 24 gennaio altrettanto priva di nomi realmente presentabili.

Certo resta in piedi l’opzione Draghi, il quale però nasconde dei rischi per la tenuta del governo. Pierferdinando Casini qualche chance le ha. Casellati, Pera e Moratti per ora si scontrano contro l’incomprensibile veto del Pd. E poi? Nessun altro? Il fatto che Letta ritenga “il massimo” e “la soluzione perfetta” la rielezione di Mattarella dà il senso del crinale da cui la politica italiana sta precipitando. Incapace di accordarsi su un nome “nuovo”, preferendo l’usato sicuro.

Giuseppe De Lorenzo, 24 gennaio 2022

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