Mattarella il pompiere soccorre ancora i giallorossi

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Sono Sergio Mattarella e risolvo problemi.

Se si dimette, praticamente ancor prima di essere nominato, il terzo commissario alla sanità calabrese nel giro di dieci giorni; se l’unico risultato che ottengono i giallorossi, dopo aver incaricato il carabiniere che non sapeva di dover preparare il piano anti Covid e l’amico negazionista di Roberto Speranza, è pasticciare pure Gino Strada, il commissario non commissario; se la legge di bilancio è un labirinto; se i ristori bastano giusto a pagare le bollette; se il tessuto produttivo del Paese, ormai sfinito, va verso il collasso; se Domenico Arcuri si fa sbugiardare dai rianimatori mentre tenta di salvarsi in calcio d’angolo; se Giuseppe Conte, l’ex Winston Churchill d’Italia, precipita nei sondaggi; se il governo sta andando in fiamme; be’, allora c’è lui. Il pompiere del Quirinale.

L’ha fatto tante volte, l’ha rifatto ancora. Prima era colpa dell’opposizione che non collabora, poi degli italiani che non mettono le mascherine. Ieri, invece – l’ha detto all’assemblea dell’Anci – del “pluralismo delle istituzioni repubblicane”. Ovvero, delle Regioni. Le quali hanno osato protestare contro l’algoritmo di Speranza, quello in virtù del quale si apre e si chiude, senza che i governatori, sui quali i Conte e gli Arcuri scaricano la responsabilità di tutti gli errori, possano fare altro che adeguarsi.

E pensare che, a un certo punto, s’era detto che Mattarella fosse stufo del one man show di Conte. Che fosse tentato non dall’ipotesi del voto anticipato, ma almeno dell’unità nazionale. Quella che ora, visti gli scambi di carinerie tra Pd e Forza Italia, sembra tornare d’attualità. Però lui, quando serve, scende in campo. E getta acqua sul fuoco, fa moral suasion, ovvero bacchetta la destra a uso e consumo della sinistra.

Per carità, non è che Mattarella sia come Francesco Cossiga. Non è un picconatore. Semmai, un chirurgo: interviene al momento giusto, con le parole giuste, dosate, criptiche, orpellate, ma il messaggio arriva dove deve arrivare, il fendente colpisce dove deve colpire. Dal suo punto di vista, tanto di cappello. Sul fatto che questo garantisca gli italiani, c’è qualche dubbio – legittimo? Criticare il capo dello Stato, più in quanto di sinistra che in quanto capo dello Stato, è diventato come mangiare il frutto proibito.

Pertanto, rende bene l’idea della desolazione che regna tra i sovranisti, se persino Giancarlo Giorgetti, l’unico nella Lega che ha capito che oltre alla lotta serve il governo, non ha trovato migliore ipotesi, in vista dell’imminente partita per il Colle, se non proporre un Mattarella bis. Non solo il centrodestra non ha un candidato di bandiera, ma non ne ha neppure uno spendibile, sul quale possa sperare che convergano altre forze politiche. S’era parlato di Mario Draghi, ma evidentemente l’ipotesi è sfumata: o non è disponibile lui, o Giorgia Meloni non ne vuol sapere. Oppure, è lui a non offrire alcuna garanzia. E così il ragionamento diventa: meglio un male che già conosciamo, di un male ignoto.

Per tutto il resto, c’è il signor Wolf del Quirinale. Mattarella risolve problemi – ai giallorossi.

Alessandro Rico, 17 novembre 2020

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