Il capo dello Stato – di uno Stato che non ha più la Costituzione come sua stella polare – ci dice nel tradizionale discorso di San Silvestro che questo è il tempo dei costruttori e, dunque, non sono ammesse distrazioni. È vero, bisogna ricostruire e tanto. Ma come si potrà costruire se i costruttori di oggi sono i distruttori di ieri? Certo, sia la storia sia la cronaca si fanno con il legname che c’è in cascina e non con il legname ideale che si vorrebbe ma non c’è.
Tuttavia, il governo che con mano ferma ci ha condotti fin qui – ossia ad avere il maggior numero di morti al mondo in relazione alla popolazione, il minor numero di vaccinati con una conclamata assenza sia dei vaccini sia del piano di vaccinazione e, dulcis in fundo, ha alimentato con scelte provatamente sbagliate la crisi economica e la crisi del debito – è davvero l’unica chance che ha questo sciagurato Paese per uscire dalla crisi e provare, almeno provare, a risollevarsi? È davvero una scelta responsabile quella di tenersi un governo che giorno dopo giorno e atto dopo atto dimostra con i fatti di non rappresentare “il tempo dei costruttori” evocato dal presidente Mattarella?
Un anno identico al precedente
L’anno dal quale crediamo di uscire con il rito del cambio di calendario è lo stesso anno che abbiamo davanti. Non è il caso di nutrire false speranze e di creare illusioni. Tutti sappiamo che proprio il governo Conte 2 non solo non è in grado di usare i 200 miliardi e rotti di nuovo debito per avviare la ricostruzione del Paese ma non vuole nemmeno usarli per la ricostruzione, dal momento che è un esecutivo che per scelte ideologiche crede alla triste e pauperistica “decrescita felice” e interpreta al meglio “il tempo dei distruttori” del ceto medio italiano.
La critica mossa da Matteo Renzi al suo stesso governo – governo da lui ideato e realizzato – è esattamente questa: o c’è davvero un serio investimento di quei miliardi per rilanciare la crescita produttiva del Paese oppure il governo Conte 2 non solo non ricostruisce ma è esso stesso il principale ostacolo sulla strada della ricostruzione economica e morale dell’Italia. Ecco, questo è il punto politico preciso da mettere a fuoco e sul quale – come si dice ormai con una retorica così stanca e stucchevole da essere insopportabile – esercitare la responsabilità individuale e istituzionale.
Tornare alla Costituzione
Il presidente Mattarella, al quale va il nostro rispetto e la comprensione per il ruolo difficile che ricopre, avrebbe dovuto richiamarsi alla carta costituzionale che nell’anno che illusoriamente crediamo di avere alle spalle è davvero la più illustre e cara estinta. Perché, a conti fatti, possiamo anche avere un governo di padreterni e di draghi, ma da che mondo è mondo la vera ricostruzione del Paese e di tutti i Paesi è fatta sempre dagli uomini liberi ai quali il governo si limita a non dare fastidio. I soldi, i tanti soldi a debito dell’Unione europea, andrebbero in gran parte investiti per ricreare e irrobustire le difese immunitarie del sistema sanitario, lasciando agli italiani il compito individuale e generale di ricostruire l’Italia con i loro lavori, la loro intelligenza, i loro sacrifici che nessun governo centrale potrà mai sostituire. Semplicemente perché né la libertà né il lavoro sono governativi ma sempre solo e soltanto individuali e moralmente individuali.