Politica

Mattarella sta con chi urla “sbirri di m…”: “No alle manganellate”

Il presidente della Repubblica chiama Piantedosi: “Proteggere la libertà di manifestare”. Ma forse non ha visto questi video

Mattarella scontri Pisa

Due giorni, due interventi. Sergio Mattarella “scende in campo” di nuovo a poche ore dal messaggio con cui aveva biasimato la violenza verbale nel dibattito politico, chiaro riferimento all’incendio delle fotografie di Giorgia Meloni e alle offese verbali che il premier aveva ricevuto. Oggi, invece, il Quirinale prende di mira la polizia. O meglio, considera un “fallimento” le manganellate ai giovani studenti di Pisa che ieri sono stati respinti dalle forze dell’ordine prima di poter entrare in Piazza dei Cavalieri.

Il presidente della Repubblica ha alzato la cornetta quirinalizia e ha telefonato al Viminale chiedendo di poter parlare con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. All’ex prefetto, Mattarella “ha fatto presente” che “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni”. Secondo il Colle, “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.

Non c’è dubbio. Sia chiaro: vedere dei ragazzi colpiti non fa piacere a nessuno. Ma a Firenze i manifestanti avevano deviato dal percorso predisposto dalla Questura per raggiungere il consolato degli Stati Uniti, obiettivo ritenuto legittimamente sensibile, ed è stato impedito loro di avvicinarsi. E a Pisa lo stesso: la manifestazione non era autorizzata, il percorso non era stato condiviso e l’accesso alla piazza era stato interdetto per proteggere luoghi sensibili come la Sinagoga locale, il cimitero ebraico o la Torre pendente. Per evitare gli scontri sarebbe bastato fare dietrofront, rispettare le indicazioni degli agenti e – magari – condividere in precedenza il percorso con la questura.

Stando alla nota del Quirinale, Piantedosi avrebbe “condiviso” la riflessione di Mattarella. anche se, durante il question time, il ministro aveva respinto “ogni suggestione che vi sia un disegno del Governo per reprimere dissenso politico e che sia eseguito dalle forze di polizia nel corso dei servizi di ordine pubblico”. Vale per l’identificazione del loggionista antifa alla Scala. Vale per i manifestanti di Milano che portavano i fiori per Navalny. E vale a maggior ragione per i fatti di Napoli, Bologna, Torino, Firenze e Pisa.

Sarebbe inutile ricordare che, quando i No Pass si sedettero di fronte al porto di Trieste, nessuno si lamentò per l’uso degli idranti contro manifestanti tranquillamente seduti in terra. C’è però un video che forse il presidente Mattarella non ha visto o non ha considerato. Questo. Prima che partissero le manganellate, gli studenti hanno ricoperto di insulti i poliziotti. Inoltre cercavano di passare uno sbarramento ben visibile e soprattutto, come raccontato da un agente al Giornale.it, i poliziotti erano stati “schiacciati contro il mezzo della polizia e per liberarsi dalla morsa hanno dovuto per forza fare un’azione di alleggerimento”. Senza dimenticare che parlare di “repressione” è più che esagerato: negli ultimi mesi si sono svolte migliaia di manifestazioni pro-Palestina e solo una piccola parte ha registrato scontri. Sintomo che protestare è garantito: basta non cercare di sfondare un cordone di polizia.

Franco Lodige, 24 febbraio 2024

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