Cronaca

Maxi svendita di gioielli Ferragni: “Li mostriamo e nessuno li vuole”

Una gioielleria di Ferrara costretta a mettere gli ultimi articoli al 50% di sconto: “Molti dicono proprio di non volerli”

Negozio vuoto Chiara Ferragni

Una delusione. Che peccato. La storica gioielleria Baravelli di Ferrara, come riporta il Corriere di Bologna, non è così contenta della collaborazione con la celebre influencer italiana, Chiara Ferragni. Due anni fa, Paolo Baravelli, il titolare, aveva deciso di introdurre alcuni prodotti a marchio Ferragni nella sua gioielleria, pensando che sarebbe stato un successo. Tuttavia, questa decisione non ha portato i risultati sperati, tanto che oggi la gioielleria deve “liquidare” i prodotti rimasti invenduti con sconti che arrivano fino al 50% e poi non rinnoverà più l’accordo con il brand in rosa.

Baravelli ha sottolineato che la decisione di concludere il rapporto con il marchio Ferragni è puramente commerciale e non è stata influenzata dagli eventi recenti. Al Corriere racconta però l’assenza di grandi code in negozio come ci si sarebbe attesi, visto l’incredibile numero di follower di Chiara Ferragni, che si avvicina ai 30 milioni. All’inizio le vendite dei prodotti “Morellato” a marchio Ferragni (collane, braccialetti, anelli e orologi) sono andate benino, poi hanno iniziato a rallentare notevolmente: “Già in tempi non sospetti – racconta Paolo Baravelli – lontani dagli ultimi scandali, abbiamo notato una certa avversione da parte dei consumatori. Mostrando i prodotti a marchio Ferragni, in molti hanno proprio detto di non volerli, non so per invidia o antipatia, preferendo prodotti senza una marca”.

Secondo Baravelli, ci sono due possibili ragioni dietro a questo insuccesso. In primo luogo, ritiene che Ferragni abbia promosso poco i suoi gioielli e, quando lo ha fatto, ha indossato sempre gli stessi modelli. Inoltre, ha sottolineato che in molti casi Ferragni ha indossato i suoi gioielli a fianco di quelli di lusso di grandi case, rendendo difficile competere. In secondo luogo, ritiene ci sia stato un errore di tipo commerciale nello sviluppo dei prodotti a marchio Ferragni. Il commerciante avrebbe preferito che i gioielli fossero realizzati in argento anziché in lega anallergica e che fossero venduti a un prezzo più alto, per aumentare l’idea di esclusività.

Il Corriere rileva che poco o nulla è cambiato dopo l'”affaire pandoro”, visto che le vendite non erano molto migliori di prima. Anche con gli sconti, molti consumatori hanno mostrato una certa avversione verso i prodotti a marchio Ferragni. Alcuni hanno acquistato i gioielli solo perché erano più convenienti rispetto a prodotti simili, non a marchio Ferragni.