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May o non May, sarà Brexit. E ci perderà la Ue

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Ha perso, e di brutto, Theresa May: si è vista bocciare dal Parlamento il suo accordo per una Brexit “ordinata” con 432 voti contrari e 202 a favore. Festeggiano gli eurotalebani, non capendo che 118 deputati Tories hanno impallinato la loro stessa leader in nome di un’uscita più radicale, non della permanenza. E soprattutto, dimenticando che nella civiltà anglosassone la volontà popolare è ineludibile, quindi alla fine Brexit sarà. E che sia hard, soft, metteteci il sottogenere che vi pare, a rimetterci veramente non sarà il Regno Unito. Piuttosto, sarà quell’Europa che oggi guarda compiaciuta l’isola andare alla deriva (1940, do you remember?). E che a maggior ragione in caso di addio duro di Londra, si vedrà privata di alcune quisquilie.

Tentiamo un elenco. La principale piazza finanziaria del Vecchio Continente, primato per nulla intaccato nel post-referendum. Il mercato più libero e dinamico, con un carico fiscale complessivo sull’impresa pari al 30% dei profitti (in Italia è al 53%). La prima potenza militare e navale, qualitativamente il secondo esercito della Nato. Tuttora il fulcro economico e simbolico del Commonwealth, organizzazione erede dell’Impero britannico, che annovera staterelli come Canada, Australia, India, Sudafrica. Il Paese che coltiva la “special relationship” con gli Stati Uniti, ribadita anche nell’ultimo incontro tra Trump e la May, dove i due hanno prefigurato un trattato di libero scambio all’indomani dell’attuazione della Brexit in grado di annullare qualsiasi contraccolpo economico negativo, con tanti saluti alle turbe dirigiste di Bruxelles. Il Paese che storicamente ha sempre agito da argine contro qualunque progetto autoritario scaturisse dal continente: chiedete a Napoleone, chiedete a Hitler (due scalpi che dovrebbero far riflettere lo Juncker intento a sbraitare che “il tempo sta per scadere”) . L’unica cultura in grado di offrire un antidoto contro l’iperstatalismo di quell’iper-Stato tecnocratico e vessatore che è di fatto l’Unione Europea, la cultura della Magna Charta, di John Locke e di Winston Churchill.

Al di là del traballante e trascurabile destino del governo May, pare evidente chi ci perderà, no?

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