Mettiamo subito in chiaro: il titolo è volutamente provocatorio. Ma se avrete il buon cuore di arrivare in fondo a queste poche righe, capirete perché ha un senso.
Ieri a Vicenza si è consumato l’ennesimo scontro tra polizia e centri sociali. Nove agenti sono rimasti feriti, di cui uno ustionato con venti giorni di prognosi perché un fumogeno lo ha colpito in pieno volto sotto il casco. I “bravi” antagonisti hanno deviato il percorso stabilito dalla questura per la loro manifestazione, hanno tagliato con una smerigliatrice il cancello di un ingresso secondario della Fiera e hanno tentato di forzare il cordone degli agenti in tenuta antisommossa, il tutto per “dire no” alla presenza di israeliani alla fiera dell’oro vicentina. Erano armati di mazze, di “scudi”, di caschi, fumogeni e incappucciamenti vari. Il solito armamentario del perfetto antagonista. Violento.
Allora non si può non pensare ai lunghi dibattiti di questi giorni sui giornali. Ai litri di inchiostro versati per lanciare l’allarme sul migliaio di neofascisti che si sono radunati ad Acca Larentia per commemorare i caduti del MSI. Nulla di più lontano da questo nostro sito, sia chiaro. Però a fronte del ripetuto “allarme per la democrazia” che si sente risuonare ogni qual volta si vede un braccio teso, occorre notare un fatto. E non è esattamente un dettaglio: ad Acca Larentia non vi è stato alcun problema di ordine pubblico. Zero di zero. Nessuno scontro con la polizia, nessun tentativo di forzare il cordone delle forze dell’ordine, nessun incappucciato e nessuna mazza spaccata sulla testa degli agenti. A Vicenza, invece, il solito teatro dell’orrore antagonista.
Allora viene da chiedersi: ma il vero “pericolo per la democrazia” sono uno sparuto gruppo di nostalgici che commemorano un morto, oppure chi tenta di dare l’assalto alla Fiera, chi devia il tracciato di un corteo, chi distrugge un cancello, ferisce nove poliziotti e cerca di mettere a tacere alcuni israeliani? Qualcuno dovrà pur dirlo: i soliti commentatori dovrebbero iniziare a sbraitare contro il “pericolo” rappresentato dai cortei dei centri sociali, invece di allarmarsi solo per i saluti romani. Tenuto conto che -e gli agenti della Squadra mobile potranno confermarlo- il violento copione si ripete quasi ad ogni manifestazione “di sinistra”. Vedi l’assalto alla sede dei Pro Vita in cui qualcuno ha tentato di dare fuoco al palazzo, ma “coi Pro Vita dentro sennò è troppo poco”.
Giuseppe De Lorenzo, 21 gennaio 2023