Il sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria, Andrea Martella, ha istituito una task force per monitorare le notizie mendaci in riferimento al Coronavirus. L’obiettivo è di osteggiare le fake-news nel tempo del Covid-19. Nel mezzo di una pandemia che sta falciando migliaia di vite, estenuando gli operatori sanitari e traumatizzando l’economia, la priorità del governo è imbastire un pool antibufale. La materia è delicata e complessa perché ci si inoltra su un terreno sdruccioloso in cui si rischia di ottundere la libertà di manifestazione del pensiero che è cristallizzata nell’articolo 21 della Costituzione.
Attribuire ad una commissione di esperti, fra cui professori e giornalisti, di diretta emanazione della politica, il mandato di intercettare le notizie false in merito al morbo e sottoporle alla lavanda dell’attendibilità non offre garanzie per il rispetto di quelle opinioni che si possono generare anche dalla sfera dell’opinare ipotetico. Le modalità con cui è stato organizzato il team degli sbufalatori, omettendo di coinvolgere tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, autorizza lo scetticismo a slatentizzarsi. Non vorremmo assistere all’accusa unilaterale di propalare fake news rivolta agli esponenti di una parte politica, risparmiando dai tentativi di demistificazione le balle che pullulano nella parte da cui promanano i “togati” della verità.
La democrazia liberale non può partorire dal suo grembo governativo commissioni da cui si possono ingenerare impulsi inquisitori. Chi ha titolo per vidimare un’opinione con il bollo della verità? Nella versione distopica orwelliana era d’obbligo conformarsi al Ministero della Verità, neanche il pensiero poteva disallinearsi dal verbo di Stato. Nell’epoca di un virus pandemico, su cui si sono palesate letture contraddittorie degli esperti virologi, è singolare affidare ad un team, privo di competenze scientifiche, l’investigazione contro il “crimine” delle fake-news.
Il fenomeno della sterminata diffusione di fake news, di bufale “aromatizzate” dall’iperbole, merita un capillare intervento culturale per contenerne la propagazione e così debellare il germe della menzogna. Propongo con una dose di provocazione di combattare le notizie false sul Covid con le bufale autenticate dall’ufficialità sarcastica. La satira di Lercio può essere il giusto antidoto che può disinnescare l’uso malevolo dei social.
Creiamo un’anagrafe delle bufale da far gestire al sito canzonatorio di Lercio che con ironia si nutre delle panzane iperboliche divulgate dal web e probabilmente può essere il miglior smascheratore di ciarlatanerie (debunker) in circolazione.
Purtroppo, ci troviamo a commentare la notizia vera della nomina di una commissione sulla verità, che avremmo preferito fosse un fake, con un atto amministrativo non condiviso con l’opposizione, confermando che il clima di unità nazionale viene evocato dal governo solo per precostituirsi l’alibi per perpetuare una gestione unilaterale dell’emergenza.
Andrea Amata, 6 aprile 2020