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Meglio Renzi di chi lo vuole “morto”

Si apre la partita per il Colle: Renzi sarà protagonista. Ma Salvini faccia attenzione a fidarsi

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Questa che sta per giungere al termine è stata la legislatura più pazza (uso un eufemismo) che ci sia mai stata. Con un partito, i Cinque Stelle, che, pur avendo una ampia maggioranza (per quanto non assoluta) di seggi, non è riuscito a combinare un gran che, anzi per lo più guai, ed ha dovuto affidarsi a tre governi con tre diverse maggioranze. Eppure, il che è quasi paradossale, questa è stata anche e soprattutto la legislatura di Matteo Renzi che, per quanto in posizioni estremamente minoritaria, è riuscito ad essere il grande manovratore, l’artefice ultimo sia del secondo governo Conte sia di quello attuale di Draghi.

Meriti e demeriti di Renzi

Non c’è da meravigliarsi: Renzi è il più politico, e quindi il più bravo, dei nostri leader, secondo forse solo a Silvio Berlusconi, che non a caso lo aveva a un certo punto considerato come il suo vero erede. Ha intuito, visione, determinazione, spregiudicatezza, e almeno fino a un certo punto ha avuto anche un progetto. A Renzi è mancato solo un elemento: quell’umiltà che impone al grande politico, quello destinato a passare alla storia (e di cui oggi non vi è traccia in Italia), di porsi un limite quando è politicamente (non dico moralmente) necessario. Contano sicuramente la spocchia, la sicurezza, persino l’arroganza, ed altri elementi spuri del carattere. E questo spiega il fallimento sostanziale del suo progetto di “spezzare le catene” alla sinistra italiana e di farla diventare finalmente moderna e non più leninista, poco importa se in senso stretto o lato. Un progetto che, qualora si fosse realizzato, sarebbe stato utile anche a noi di destra, permettendoci di confrontarci con degli avversari sul terreno politico e non su quello dell’odio e della delegittimazione morale. Si sarebbe potuto avviare un gioco politico veramente democratico che è la vera medicina di cui ha bisogno il sistema politico malato che ci ritroviamo.

La partita per il Quirinale

Ma tant’è! La storia non si fa con i se, ed oggi ci ritroviamo un Renzi con una piccola pattuglia ma pronto però a giocare la sua partita per il Quirinale. Con la concreta possibilità che, vuoi per le condizioni di fatto vuoi per le sue “diaboliche” capacità, sia ancora una volta determinante, decisivo anche per la partita più importante della legislatura, quella che segnerà il nostro prossimo futuro: la scelta del nuovo capo dello Stato. Ecco allora che la sinistra rimasta “incatenata”, abituata a provocare e a ingigantire le inchieste ad orologeria di una certa magistratura compiacente, e a mettere in campo i pezzi da novanta del sistema mediatico alle sue dipendenze quando è il momento, ha deciso di muoversi per tempo, di anticipare le mosse e i piani (ovviamente non svelati e come sempre spiazzanti) del florentin semplicemente azzoppandolo.

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