Da “O cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna” a “era meglio un puttaniere che un ladro razzista” il passo è breve. Nel comune di San Mauro Pascoli, paese natio dell’immenso poeta romagnolo, il sindaco Luciana Garbuglia del Pd, rieletta poche settimane fa per una manciata di voti contro il candidato sostenuto dal centrodestra Nicola Rossi, nonostante ricopra un ruolo istituzionale, in un commento su Facebook ha pubblicamente attaccato Berlusconi e Salvini con alcune pesanti affermazioni diffamatorie. Rispondendo a un post in cui si affermava che “l’antiberlusconismo è diventato oggi antisalvinismo”, la Garbuglia ha scritto “e dobbiamo pure aggiungere che era meglio un puttaniere che un ladro razzista!!!!”.
Un’affermazione grave rilasciata con una leggerezza sconcertante da un sindaco della Repubblica italiana che non solo si riferisce a due leader politici (cosa già di per sé grave, occorrerebbe domandarsi chi genera davvero il clima di odio) ma ad altri rappresentanti delle istituzioni come Berlusconi (europarlamentare) e Salvini (Ministro dell’Interno).
Sebbene si possa provare a derubricare il commento del sindaco di San Mauro Pascoli a una caduta di stile o a una leggerezza, in realtà nasconde il senso di impunità che una certa area politica sente di avere nella (ormai non più tanto) rossa Romagna. Una classe dirigente che ha governato ininterrottamente per cinquant’anni e che continua a farlo in molti importanti comuni del territorio spesso dimenticando il rispetto dell’avversario politico che viene considerato un nemico e perciò demonizzato.