Anche in Paradiso si gioisce per il successo di «Giorgia & friends» in Puglia. Il più entusiasta di tutti è Francesco Cossiga, collegato con Savelletri h24 grazie a «starlink», che esclama: «Giorgia mi ricorda la miglior Margaret Thatcher. Alla faccia dei francesi!». Ma Giulio Andreotti ribatte: «Non infierire sul povero Macron che oramai non dà più le carte».
Si aggiunge alla discussione Arnaldo Forlani: «È l’uomo migliore di cui dispone l’Italia» come diceva Reagan della Thatcher.
Cossiga: «Nel G7 che ho presieduto, la Lady di Ferro fu determinata nell’appoggiare la richiesta del ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan. Proprio come Giorgia sull’Ucraina».
Andreotti: «Francesco, ancora subisci il fascino delle donne di carattere. Ricordo che alla Thatcher mandavi rose rosse».
Cossiga: «Anche a te donna Livia qualche volta ti ha tirato le orecchie, quando eri sottosegretario e gigioneggiavi tra la Magnani e la Lollobrigida…».
Andreotti, sornione: «Ma che dici… poi Belzebù sarei io! D’estate, quando la famiglia partiva in vacanza, in una Roma deserta scrivevo invece a Liviuccia che mi sembrava di essere un eremita della Tebaide».
Cossiga: «Oggi nessuno si scandalizza dei “cheek to cheek” della premier con Sunak, Milei e da ultimo Modi, per il quale ha aggiunto un posto a tavola».
Chiamato a dire la sua Berlusconi, con un sorriso birichino aggiunge: «Da esperto del settore, mi è vietato intervenire su questi temi. Ma io la Meloni l’ho conosciuta bene».
Cossiga, interrompendo il Cav: «Anche io e anche la sorella Arianna. Me le portava a via Valadier mio figlio Giuseppe e dicevo sempre che nelle botti piccole c’è il vino buono».
Berlusconi: «Comunque il recordman di voti sono sempre io, con i miei tre milioni di elettori, praticamente da solo faccio sei Vannacci. A proposito, grande esclusiva della piccolina ad invitare Bergoglio».
Andreotti: «Ottima mossa di marketing anche per lui che in un colpo solo ha mostrato una Chiesa all’avanguardia, addirittura bacchettando la politica».
Cossiga: «Mettendosi paradossalmente così a livello delle big tech come Microsoft, da lui tanto frequentata».
All’improvviso il suono di campane a festa zittisce tutti e, nel silenzio celestiale, si sente una gran risata. È Pippo Corigliano, a lungo potente capo della comunicazione dell’Opus Dei a cui è stato permesso di arrivare con la sua amata bicicletta. Commosso l’abbraccio con il fiorentino Ettore Bernabei, con il quale per anni ha condiviso tanti progetti per la tv.
Cossiga gli dà subito il benvenuto e, con una nota di ironia, lo apostrofa: «Grande folla a Sant’Eugenio, peccato che non abbiano fatto parlare nessuno dei numerari che tanto hai aiutato, con un’atmosfera certo ben diversa dalla tua grande ironia».
Andreotti: «Scusate, quando mai l’Opera è stata ‘leggera’? Ricordo i funerali del caro Navarro, una noiosa mestizia».
A quel punto fa irruzione Bettino Craxi: «Ma possibile che parlate sempre di funerali in un momento in cui va a fuoco il mondo?».
Cossiga: «Bettino, hai ragione. La divisione del mondo tra sinistra e destra, tra laburisti e conservatori, tra repubblicani e democratici è ormai obsoleta. Il mondo si dividerà tra globalizzazione e nazionalismo».
Amintore Fanfani, arrivato sull’immancabile triciclo, impartisce la solita lezione quotidiana di economia: «Farebbero bene Meloni e Schlein a pensare di riportare la produzione industriale in Italia. Gli alleati hanno già iniziato e, se vincerà Trump, accelererà il processo».
Andreotti: «Bisogna anche rompere l’asse Cina-Russia».
Alcide De Gasperi, l’unico sempre raccolto in preghiera, alza il capo e sussurra: «Vi ricordate il manifesto della Dc che inventai con lo scudo crociato e con sotto la scritta Patria-Famiglia-Libertà? Oggi il Ppe non solo dovrebbe far propri questi valori ma esercitarli».
Andreotti: «Il Ppe è sempre il primo partito e indicherà il nuovo presidente della Commissione Ue che potrebbe essere ancora Ursula, ringalluzzita dal voto».
Fanfani: «Ma la Meloni sembra non ne voglia sapere… perché non vuole rompere con i leghisti».
Andreotti: «La politica dei due forni l’ho inventata io, ma sono contento che lei la rinnova. S’inventerà che occorre un governo europeo di emergenza nazionale e allora lei voterà Ursula non in quanto amica e presidente uscente della Commissione, ma come ex ministro della Difesa tedesco».
Guido Carli, severo, sentenzia: «Senza un commissario amico ai conti pubblici, finiranno per mandarci la troika». «Parole sante ma i francesi che diranno?», chiede Fanfani.
Risponde Forlani: «I francesi non hanno amici, soltanto interessi, e Macron ha già troppi problemi. Se Le Pen vincerà le elezioni la chiamerà a risolvere i problemi del Paese: debito pubblico, gilet gialli, trattori, riforma del sistema previdenziale. Mentre lui tenterà di farsi eleggere presidente del Consiglio europeo, così lascia la Francia nella bagarre».
Andreotti: «Con il mio bravissimo Draghi che resta ancora al palo…».
Cossiga, perfido: «E sarebbe un bene! Mentre i tedeschi dovranno capire che è giunto il momento di riprendere coscienza della propria funzione non più nazionale ma euroatlantista, come aveva promesso Kohl e poi non mantenuto la Merkel che sul piano energetico si è consegnata al gas di Putin mentre, dal punto di vista commerciale, al mercato cinese».
Craxi: «Mi piacerebbe suggerire alla Schlein come fare: i socialisti europei sono determinanti per eleggere il capo della Commissione Ue. Dovrebbe rifiutare i voti della Meloni. “O noi o la Meloni”, dovrebbe dire».
Cossiga: «Tu, pensi che lo possa fare?»”.
Craxi: «Io ho fatto entrare Veltroni e D’Alema nel camper dove avevo siglato l’accordo con Gava e Forlani. Gli ex comunisti mi avevano crocifisso per aver fatto quel patto, ma poi furono costretti a entrarci perché mi opposi al loro ingresso nei socialisti europei».
Andreotti: «La spavalderia ti caratterizza anche qui».
Craxi: «A brigante, brigante e mezzo. Meloni ha detto: «”Mai con i socialisti”. Bene, i socialisti dovrebbero dire “mai con Meloni”».
Berlusconi: «Farebbe la fine dei Repubblicani francesi! Ce la vedete la von der Leyen chiedere i voti a Marin Le Pen e ad Afd»
Craxi: «Schlein dovrebbe andare a Madrid e fare un asse di ferro con Sanchez. Lui è nel mirino dei nazionalisti: dando uno spintone alla Meloni sarebbe il leader con cui Macron e Scholz dovrebbero fare i conti».
A quel punto arriva San Pietro e, desolato ammonisce tutti: «Siete incorreggibili con le vostre chiacchiere».
Ad Andreotti l’ultima parola: «Stavamo commentando il discorso sull’intelligenza artificiale di Bergoglio».
Ma il Santo custode del Paradiso chiude la conversazione: «Di intelligenza artificiale qui non si parla, pregate per la pace e tornate a cantare il Gloria».
Luigi Bisignani, Il Tempo 16 giugno 2024
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