È giusto definire ‘bastarda’ Giorgia Meloni? Dipende. Perché se si è uno scrittore (magari famoso e di sinistra) e ci si appella alla licenza poetica tutto è concesso. Parola di Donato Carrisi, che nel corso di un’intervista radiofonica non ha perso l’occasione per difendere a spada tratta l’amico Roberto Saviano, esponendo una cervellotica teoria secondo cui uno scrittore può liberamente offendere il prossimo se lo fa ‘poeticamente’.
“Ha ragione Saviano quando dice che, da scrittore, può definire ‘bastarda’ Giorgia Meloni?”, gli viene chiesto dall’intervistatore. E Carrisi prontamente replica: “Dipende, se ci si appella alla licenza poetica, in questo caso sì, altrimenti no. Quando determinate parole vengono usate da uno scrittore hanno molteplici significati, non bisogna fermarsi a quello letterale.”
Mai fermarsi al significato letterale, dunque. Meglio cercare uno degli altri molteplici significati. Quali siano esattamente gli altri significati della parola ‘bastarda’, però, non è dato sapersi. Quel che invece è fin troppo chiaro è che, secondo il punto di vista di una certa élite intellettuale, Roberto Saviano possa permettersi il lusso di utilizzare qualsiasi epiteto nei confronti di chiunque senza alcuna conseguenza. Purché lo faccia ‘poeticamente’, s’intende. Perché se determinate parole le usa uno scrittore, allora queste possono avere un significato diverso.
Così, anche termini non proprio amichevoli come ‘bastarda’, possono, come d’incanto, mutare la loro accezione ed assumerne una positiva. Basta appellarsi alla licenza poetica e il gioco è fatto. A quella licenza, che consente a Roberto Saviano di offendere liberamente Giorgia Meloni e restare moralmente impunito (si provi per un attimo ad immaginare cosa mai sarebbe potuto accadere se fosse successo il contrario).
A quella stessa licenza, che evidentemente continua a dar voce ai deliri di Carrisi e gli permette, anche con una certa nonchalance, di arrampicarsi sugli specchi e difendere l’indifendibile.
Salvatore Di Bartolo, 18 novembre 2022