Noi che siamo garantisti veri, non gioiremo né emetteremo alcuna sentenza. Riportiamo solo i fatti, come normalmente non fanno i giustizialisti nostrani. Roberto Saviano, ovvero il maître à penser della sinistra italiana, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di diffamazione ai danni di Giorgia Meloni. Possibile? Cosa avrà mai detto l’autore di Gomorra, il difensore senza paura di Mimmo Lucano, l’accusatore del “ministro della Mala Vita” Salvini? Beh: nel corso di una trasmissione televisiva, il nostro Roberto definì “bastarda” la leader di Fratelli d’Italia.
Non proprio un complimento, che scaturì nel pieno del dibattito infuocato sul tema dei migranti. Come la pensano i due è ormai noto: FdI chiede il blocco navale, Saviano i porti aperti a chiunque. La prima s’è presa un “bastardo“, il secondo una querela che ora s’è trasformata, su richiesta del pm Pietro Polidori, in processo. La prima udienza è già fissata per il novembre 2022.
I fatti risalgono alla fine del 2020, durante l’intervista faccia a faccia con Corrado Formigli a Piazzapulita. Mentre si parlava della morte di un bambino della Guinea nel Mediterraneo, lo scrittore disse: “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: “taxi del mare”, “crociere”… ma viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come e’ stato possibile, tutto questo dolore descriverlo cosi’? È legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza”.
Ogni opinione è sacra. Ma l’insulto insomma, almeno quello andrebbe limitato. Soprattutto quando viene usato da chi, poi, si erige a sostenitore di leggi contro l’odio in stile ddl Zan. Più che un processo, insomma, a Saviano servirebbe una lezione di coerenza.
Ps: Per godervi lo “spettacolo”, l’insulto e i silenzi del conduttore, andate al minuto 1:22:00 di questo video.