Mancano pochi mesi alle elezioni europee e i leader sono chiamati a sciogliere i nodi sulle candidature. Il premier Giorgia Meloni ha quasi deciso di metterci la faccia, mentre è ancora in bilico la discesa in campo di Elly Schlein. Ma chi porterebbe più voti tra le due? Una risposta a questa domanda arriva dal sondaggio realizzato dall’istituto demoscopico “Noto sondaggi” per Porta a Porta, e il risultato premia ancora una volta il primo ministro. Secondo la rilevazione, con la candidatura di Meloni Fratelli d’Italia guadagnerebbe il 2,5 per cento, passando dal 27,5 al 30 per cento. Un avanzamento anche per il Partito Democratico in caso di candidatura della Schlein, ma decisamente più contenuto: dal 19 al 20,5 per cento.
I numeri del sondaggio mostrato da Porta a Porta sono significativi e potrebbero fare la differenza anche sulla decisione stessa della Schlein e di Meloni di candidarsi alle europee. Nonostante il passo in avanti del Partito Democratico con la segretaria in prima linea, i dem resterebbero distanti anni luce da Fratelli d’Italia ed a percentuali leggermente più elevate rispetto alla gestione precedente targata Enrico Letta. In altri termini, la certificazione del flop. E la Caporetto alle europee con l’elezione all’Europarlamento potrebbe tradursi in un risultato tutt’altro che auspicato dalla Schlein: la spinta verso le dimissioni, con il partito pronto a individuare un nuovo leader (Bonaccini? Decaro?) in grado di guidare la riscossa dopo mesi fatti di allarme fascismo, ossessione arcobaleno e uscite imbarazzanti (ma anche silenzi, basti pensare all’atteggiamento sugli insulti rivolti da De Luca alla Meloni).
I pro e i contro della candidatura sono parecchi per la Schlein, che presto dovrà affrontare proprio il premier Meloni nel tanto discusso duello televisivo. La sua discesa in campo costringerebbe altri big del partito (soprattutto sindaci e governatori di spicco) a rimanere fuori dalla corsa all’Europarlamento, ma soprattutto rischierebbe di trasformarsi in autogol per quanto concerne le quote rosa: il meccanismo della parità di genere assegna un numero limitato di posti nelle liste e la candidatura plurima della segretaria potrebbe comprimere la possibilità concreta delle candidate dem di essere elette. Ma i problemi non sono finiti, anzi.
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Le contestazioni sono all’ordine del giorno, così come le lamentele per la linea dem, divisa tra un integralismo controproducente e una remissività commovente a seconda dell’argomento. L’inconsistenza del Pd a guida Schlein è testimoniata dal rapporto con il Movimento 5 Stelle. Pur di tenere in piedi l’ipotesi di un’accozzaglia giallorossa per le politiche, la segretaria ha accettato insulti e accuse dal mondo grillino, con il risultato di garantire visibilità e prestigio a Giuseppe Conte. Ed è proprio l’autoproclamato avvocato degli italiani a dettare le regole del gioco, convinto di poter guidare l’alleanza anti-Meloni. Emblematiche le sue ultime dichiarazioni: “A me interessa mandare a casa Giorgia Meloni e la Sardegna può essere un primo passo. Non mi piace parlare di laboratorio perché penso sia irrispettoso verso gli elettori sardi, però è chiaro che qui con il Pd abbiamo messo in campo una proposta forte, incarnata da una candidata credibile, competente e onesta. Dobbiamo farlo anche a livello nazionale, io chiedo solo che ci sia un progetto serio e autentico e non un cartello elettorale dettato dalla necessità e dall’ansia di potere degli apparati”. La Schlein rischia grosso e rischia di accorgersene troppo tardi.
Massimo Balsamo, 21 febbraio 2024
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