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“Meloni costretta a prendere migranti”: la sinistra inciampa sul decreto flussi

Sull’immigrazione ad essere sconfessata è proprio la narrazione costruita ad arte dalla sinistra

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Con il “decreto flussi” secondo La Stampa “il governo fa marcia indietro”. Esso, aprendo infatti “le porte a un numero di ingressi legali senza precedenti in Italia”, sconfesserebbe, secondo la giornalista Karima Moual, “la narrazione deleteria dell’ascesa fino all’arrivo al governo di Fratelli d’Italia in buona compagnia con la Lega di Salvini”.

In verità, ad essere sconfessata è proprio la narrazione costruita ad arte dai giornaloni e dalla sinistra, cioè di una destra che vuole chiudere le porte agli immigrati a prescindere. Per xenofobia e razzismo. Anche a costo di lasciarli morire annegati nelle acque del Mediterraneo. Se si vanno a spulciare i documenti ufficiali dei due partiti, ed anche le dichiarazioni dei loro leader, si vedrà che il bersaglio è stato sempre e solo quello dell’immigrazione clandestina o illegale, che era e continua ad essere la stragrande maggioranza perché, in nome di una generica e umanitaria accoglienza, e per motivi ideologici e politici, i governi che si sono succeduti hanno preferito non governare il problema e aprire appunto le porte a chiunque.

Ciò ha trasmesso l’idea che nel nostro Paese si potesse arrivare facilmente senza che nessuno imponesse il rispetto delle leggi e dei confini dello Stato. E che anzi sarebbe stato lo Stato stesso a soccorrere in mare e a portare a riva chi avesse avuto problemi di navigazione. Che poi quello Stato, proprio perché mosso dall’ideologia e non dallo spirito di compassione, avrebbe per lo più abbandonato a se stessi i nuovi arrivati, dopo averli rinchiusi in invivibili “centri” eufemisticamente chiamati “di accoglienza”, questo nessuno lo considerava o diceva. Per non parlare del business di morte così attivato, fra Ong e “mercanti di carne”. In sostanza, l’immigrazione è servita al popolo di sinistra solo come una bandiera da sventolare ipocritamente per mostrarsi progressisti e compassionevoli.

Il discorso della destra, che oggi trova in questo decreto un primo seppure ancora insufficiente momento di realizzazione, è stato invece sempre più articolato. Essa ha tenuto sempre rigorosamente distinto l’ambito umanitario e morale del fenomeno, che non può non toccare le coscienze di tutti, da quello politico, che esige che si governi un fenomeno di per sé destabilizzante, e non solo per i Paesi ospitanti. Gli Stati non si tengono coi (soli) paternostri. Il fine da tener presente è quello di rinsaldare e non sfaldare la comunità civile, all’interno della quale solamente si danno quella libertà e quella sicurezza che sono il nostro vanto e che in fin dei conti è ciò che cercano anche la più parte di coloro che vogliono entrare in Europa.

Il principio deve essere sempre quello che io formulo così: sì all’ospitalità, ma facendo in modo che si possa essere veramente ospitali perché si tiene la casa a posto e si evita che essa sia distrutta. Detto altrimenti, io ospito solo se ho una casa che mi permette di ospitare degnamente e se l’ospite non viene a casa mia con l’intenzione di bruciarmela. Questo discorso si traduce praticamente in due punti: occorre stabilire a priori di quanti immigrati uno Stato ha bisogno e dove e come allocarli, che è ciò che fa la legge sui flussi; bisogna chiarire da subito ai nuovi arrivati le leggi e i valori che sono propri della nostra comunità e che si devono rispettare, a partire da quelle per entrarvi.

Mettere in regola ma esigere il rispetto delle regole: diritti e doveri. Fare entrare senza programmazione e senza chiedere l’adesione alla nostra cultura crea situazioni incendiarie e, in prospettiva, porta alla morte della nostra comunità (con una vera e propria “sostituzione culturale” se l’aggettivo “etnica” non piace). Non è questo che vogliamo.

Corrado Ocone, 9 luglio 2023