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“Meloni deve rispondere”. E Draghi? Cari “mastini”, guardate qui

La stampa si irrita per il poco tempo lasciato alle domande sulla manovra. Ma con Supermario…

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In linea di massima avrebbe ragione Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita, il quale oggi flagella metaforicamente Giorgia Meloni, rea di essersi sottratta alle domande dei cani da guardia del potere. È vero: i politici dovrebbero “sempre rispondere” alle domande dei giornalisti, pure a quelle scomode, dedicando all’informazione il giusto tempo che le occorre per capire ciò di cui si sta discutendo. “Avrebbe” ragione Formigli, dicevamo, se solo la stampa italiana non avesse perso ormai da tempo l’autorevolezza minima per poter fare rivendicazioni di questo tipo. Per dire: fai fatica a redarguire Giorgia se con Supermario non hai mai osato alzare neppure un ditino.

Vicenda nota, almeno per i lettori di questa zuppa: il premier ha un appuntamento con Confartigianato, chiude la conferenza stampa sulla manovra prima dei desiderata dei cronisti, i quali s’infuriano e scatenano la lite in diretta tv. Giramento di meloni collettivo, o quasi, che oggi si ripercuote sui giornali con articolesse indignate per il comportamento del leader di Fdi. Li capiremmo, lo ripetiamo, ma stavolta ha ragione Meloni. “In passato non siete stati così assertivi”, ha ricordato ai cronisti presenti in sala stampa, facendo riferimento – pur senza dirlo direttamente – ai tappeti rossi srotolati a Mario Draghi, agli applausi dedicati all’ex premier e alla benevolenza con cui da molti fu trattato Conte nei giorni dell’emergenza Covid.

Per capire, basta andare a recuperarsi un paio di video. Eccoli. Nel primo si vede la sala stampa eruttare in un roboante applauso all’ingresso di Mario Draghi per la conferenza stampa di fine anno a dicembre 2021. Per carità: il battimani di cortesia a fine incontro per gli auguri natalizi è sempre successo, da Renzi in giù, però con Superamario l’acclamazione fu preventiva. Per diritto divino.

Una scena che non piace rivedere nemmeno a Formigli, così come il conduttore riconosce che con Mario le domande dei colleghi non erano mai “particolarmente ficcanti“. Autocritica? Macché. Per Corrado la colpa è comunque del governo, visto che allora i motivi “di polemica” erano molti meno di oggi e dunque i mastini delle redazioni non trovavano gusto nello sbranare l’osso dell’ex banchiere. Molto più facile mostrarsi leoni contro Meloni, le sue scelte sul reddito di cittadinanza e le Ong.

Va bene. Eppure ci sia permesso dire che a gennaio 2022 di motivi per incalzare Draghi ce n’erano eccome, vedasi il suo mai troppo celato desiderio di salire al Quirinale. Supermario diceva di non essere interessato, ma sotto sotto sognava di sostituire al Colle Sergio Mattarella. Quando l’11 gennaio 2022 si presentò ai giornalisti, prima di aprire le danze delle domande fece una piccola “postilla”. Testuale: “Non risponderò ad alcuna domanda che riguarda il Quirinale. Grazie”. Qualcuno si scandalizzò forse? No, ovviamente.