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Meloni, follia Scurati: “Non deve commemorare Sergio Ramelli”

Dopo l’abiura del fascismo, la sinistra punta sulla fiamma del Msi. Ma non basta…

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Antonio Scurati sarà uno scrittore di successo. Un appassionato di storia del Fascismo e via dicendo. Però non è tutto oro quel che sgorga dalla bocca di uno che piace alla gente che piace. Oggi l’autore è stato intervistato da Repubblica nel solco della nuova campagna del quotidiano contro Fratelli d’Italia: costringere Giorgia Meloni a togliere la fiamma tricolore dal simbolo di partito.

Conoscete la storia. Quella fiamma era nel simbolo di Alleanza Nazionale che la ereditò dal Movimento Sociale Italiano. Un simbolo storico, di appartenenza, già ampiamente conosciuta in Italia. Giorgia Meloni nel suo videomessaggio alla stampa estera in tre lingue ha spiegato chiaramente che il suo partito con le leggi razziali e la dittatura del Ventennio non ha nulla a che fare. Ma non basta, ora bisogna togliere pure la fiamma che democraticamente da 70 anni ottiene – volenti o nolenti – seggi in parlamento.

Per Scurati ovviamente Meloni dovrebbe cancellarla dal logo (non l’ha fatto: oggi Fdi ha depositato il simbolo e la fiamma arde ancora sotto la scritta del partito). Ma non è tanto quel simbolo ad infastidire lo scrittore, quando “i gesti” che “testimoniano una continuità esistenziale con la storia dalla quale proviene”. Di che sta parlando, vi chiederete? Semplice: del fatto che la leader di Fdi quest’anno “ha partecipato alla commemorazione di Sergio Ramelli, un giovane ucciso barbaramente negli anni Settanta”. Per la precisione, Ramelli fu massacrato a colpi di chiave inglese per il semplice fatto di essere del Fronte della Gioventù. Giuste o sbagliate che fossero le sue idee, le esprimeva legittimamente a scuola. Per questo i “compagni” di Avanguardia operaia prima lo “processarono” per un suo tema sulle Brigate Rosse, accusandolo di essere “fascista”, e poi lo massacrarono sotto casa. Morì più di un mese dopo l’aggressione. Di stenti.

Ecco. Per Scurati Giorgia Meloni non avrebbe dovuto partecipare alla commemorazione di Ramelli perché “non c’è dubbio che questo appuntamento annuale sia un gesto identitario dell’estrema destra, una sorta di anti-25 aprile”. E poco importa se anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha partecipato a simboleggiare la ricucitura di una ferita che sanguina da troppo tempo. Per Scurati pure Sala ha “sbagliato per eccesso di perbenismo democratico”. Si fa fatica anche a commentare.