Meloni, gli sbarchi sono un problema. Ma c’è un dato positivo

L’emergenza migranti ha messo in difficoltà il governo, ma c’è un trend che lascia ben sperare in vista del 2024

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Quello che si sta per chiudere è un anno ricco di note positive per il governo, ma non mancano i dossier da attenzionare. Se i dati economici premiano l’esecutivo di Giorgia Meloni, l’emergenza migranti rappresenta sicuramente una nota negativa. Certo: le bacchette magiche non esistono, su questo non ci sono dubbi. Ma è altrettanto vero che una soluzione sugli sbarchi va trovata, perchè i numeri del 2023 sono quello che sono. Anche se fortunatamente c’è un dato positivo che lascia ben sperare per il 2024.

Secondo le cifre fornite dal Viminale, il 2023 ha visto aumentare del 50 per cento il numero di migranti sbarcati rispetto al 2022. Entrando nel dettaglio dei numeri, e persone che in un anno hanno raggiunto il nostro Paese sono state 155.754 (oltre 17mila i minori stranieri non accompagnati) mentre nello stesso periodo di riferimento nel 2022 erano state 103.846. Il picco di sbarchi, 25.673 in un mese, è stato raggiunto ad agosto. Tanti i fattori che hanno contribuito a questa evoluzione: dalla crisi politico-economica tunisina all’interferenza della Wagner per esasperare il fenomeno migratorio, le motivazioni possono essere tante. Ma le strategie su lungo periodo promesse dal governo Meloni non possono essere l’unica soluzione: va bene il piano Mattei, ma è fondamentale intervenire con decisione anche sul breve periodo.

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Nonostante le criticità evidenti, c’è un trend che dà fiducia. Gli sbarchi registrati a ottobre (10.277), novembre (8.317) e dicembre (3.337) sono inferiori a quelli registrati nello stesso periodo nel 2022 (rispettivamente 13.492, 9.061 e 10.788). Anche in questo caso i fattori possono essere dei più disparati, ma l’auspicio è che la tendenza venga confermata già a partire dai primi mesi del 2024. Una cosa è certa, i problemi non si risolvono da soli, ma la volontà di correre ai ripari c’è, come testimoniato dal recente asse con l’Albania.

L’accordo raggiunto in Europa nel Patto su migranti, sempre che venga davvero attuato, può rappresentare un primo step – a partire dalla distribuzione più equa dei richiedenti asilo all’interno dei territori dell’Unione, con la tanto attesa archiviazione del desueto Trattato di Dublino – ma serve un cambio di passo. La presidenza del G7 potrebbe consentire un’ulteriore accelerata: a fine gennaio è fissato un primo incontro tra gli sherpa dei sette paesi più industrializzati per definire l’agenda, Roma può e deve portare nelle dichiarazioni finali la questione delle migrazioni.

Massimo Balsamo, 31 dicembre 2023

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