L’imposizione di nuovi dazi doganali da parte dell’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump ha scatenato una tempesta di preoccupazioni in Europa. L’Italia, con la sua economia fortemente orientata all’esportazione, si trova in prima fila nel fronteggiare le potenziali conseguenze negative di questa politica. La risposta del governo italiano, con Giorgia Meloni alla guida, è stata immediata e mirata a mitigare l’impatto su settori cruciali come l’agroalimentare, vero fiore all’occhiello del Made in Italy.
In un contesto di emergenza, la Presidente del Consiglio ha annullato importanti impegni, tra cui una missione in Calabria, per convocare un vertice d’urgenza. Alla riunione hanno partecipato figure di spicco del governo, come Tommaso Foti, Giancarlo Giorgetti, Francesco Lollobrigida e Adolfo Urso, allo scopo di valutare i danni economici derivanti dai dazi e formulare un’azione unitaria italiana da portare sul tavolo europeo. Quest’ultima si inserisce nel solco tracciato da Ursula von der Leyen, che ha mostrato la volontà dell’Unione Europea di rispondere con determinazione alle iniziative statunitensi.
Il dibattito in seno al governo italiano, tuttavia, non è privo di tensioni, come dimostra la posizione espressa da Matteo Salvini. Il leader della Lega, pur facendo parte della coalizione di governo, ha difeso le azioni di Trump, sottolineando la legittimità delle sue decisioni.
Nonostante queste difficoltà, la strategia italiana sembra orientarsi verso un approccio misurato e costruttivo. Giorgia Meloni, in un’intervista al Tg1, ha evidenziato la necessità di evitare reazioni avventate e ha invocato l’apertura di un canale di dialogo con gli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di superare l’ostacolo rappresentato dai nuovi dazi attraverso la negoziazione, senza dover ricorrere a misure di ritorsione che potrebbero aggravare la situazione economica italiana. La premier ha inoltre sottolineato l’importanza di mantenere una posizione ferma su argomenti chiave come l’industria automobilistica e le normative ambientali, pur cercando un accordo con gli altri stati dell’Unione Europea.
L’appello alla collaborazione esteso alle forze di opposizione, con l’invito a contribuire con proposte concrete, riflette la volontà di affrontare la questione dei dazi in modo unitario e bipartisan. Questa richiesta riconosce che la sfida imposta dalla politica commerciale statunitense interessa l’intero tessuto nazionale, indipendentemente dagli schieramenti politici.
Il prossimo passo per il governo italiano sarà realizzare un’analisi dettagliata degli effetti economici specifici dei dazi, in modo da identificare le aree più vulnerabili e dialogare con le categorie produttive per limitare i danni.
“Penso che la scelta degli Stati uniti sia una scelta sbagliata, che non favorisce né l’economia europea né quella americana, ma penso anche che non dobbiamo alimentare l’allarmismo che sto sentendo in queste ore. Il mercato degli Stati uniti è un mercato importante per le esportazioni italiane, vale alla fine il 10% del complessivo delle nostre esportazioni e noi non smetteremo di esportare negli Stati Uniti. Significa che ovviamente abbiamo un altro problema che dobbiamo risolvere, ma non è la catastrofe che insomma, alcuni stanno raccontando“, ha detto la premier. “Bisogna ovviamente condividere le nostre proposte con i partner europei. Qui sì ci sono scelte che possono essere diverse. Ad esempio, io non sono convinta che la scelta migliore sia quella di rispondere a dazi con altri dazi, perché l’impatto potrebbe essere maggiore sulla nostra economia rispetto a quello che accade fuori dai nostri confini. E bisogna aprire una discussione franca, nel merito, con gli americani con l’obiettivo dal mio punto di vista di arrivare a rimuovere i dazi, non a moltiplicarli”.
“Il ruolo dell’Italia è portare gli interessi italiani, particolarmente in Europa. Perché mentre noi trattiamo con gli americani, ci sono molte cose che possiamo fare per rimuovere i dazi che l’Unione europea si è autoimposta– aggiunge la premier – Cito, ad esempio, le regole ideologiche non condivisibili sul settore dell’automotive del Green Deal. L’automotive oggi è colpito dai dazi. Cito l’energia, che è un fattore di competitività sul quale dobbiamo avere molto più coraggio. Cito la semplificazione, perché siamo soffocati dalle regole e cito il Patto di stabilità“.
Il governo intanto sta facendo uno studio sull’impatto reale che ha questa scelta, settore per settore : “Ci confronteremo la settimana prossima con i rappresentanti delle categorie produttive per raffrontare anche le stime che hanno loro e cercare le soluzioni migliori – conclude Meloni – Dopodiché, bisogna ovviamente condividere le nostre proposte con i partner europei”.