Se cambio di passo doveva essere, almeno a parole dovremmo esserci. Prima il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che manda “un segnale immediato” agli Stati di bandiera delle navi Ong. Poi Giorgia Meloni che ci cala il carico da undici, definendo “navi pirata” quelle imbarcazioni che operano fuori dal controllo dell’Italia.
La rivelazione il premier italiano l’ha affidata a Bruno Vespa, che l’ha infilata nel suo ultimo libro a breve in uscita. “Qui dobbiamo ricordare che cos’è il diritto del mare, tante volte invocato a sproposito – dice Meloni – Se tu incontri per caso in mare una barca in difficoltà, sei tenuto a salvare chi è a bordo”. Però “se fai la spola tra le coste africane e l’Italia per traghettare migranti, violi apertamente il diritto del mare e la legislazione internazionale. Se poi una nave Ong batte bandiera, poniamo, tedesca, i casi sono due: o la Germania la riconosce e se ne fa carico o quella diventa una nave pirata“.
Ed ecco dunque la linea che intende portare avanti il governo, già in parte presentata dalla Meloni nel suo discorso programmatico alla Camera dei Deputati. Le strade che il governo intende percorrere sono quattro.
- Non accettare gli stranieri che oggi sbarcano per mezzo delle navi Ong. Piantedosi è stato chiaro: “Non possiamo farci carico dei migranti raccolti in mare da navi straniere che operano sistematicamente senza alcun preventivo coordinamento delle autorità. Al momento questi eventi rappresentano il 16% delle persone sbarcate in Italia”.
- Fermare le partenze illegali, “spezzando il traffico di esseri umani nel Mediterraneo”: per raggiungere lo scopo, Meloni intende portare avanti “il ripristino dell’operazione Sophia, nata nel 2015, che nella terza fase, mai attuata, prevedeva di estirpare alla radice il sistema organizzativo del contrabbando di esseri umani, cioè quello che noi abbiamo sempre definito ‘blocco navale'”. Magari non verrà chiamato “blocco navale”, da sempre cavallo di battaglia di Fdi, ma di quello si tratta.
- Creare hotspot nei territori africani per vagliare le richieste di asilo e distinguere tra chi ha diritto a ricevere protezione in Europa e chi invece è da considerarsi potenziale clandestino.
- Mettere in campo un “piano Mattei” per l’Africa, per far sì che i giovani africani non siano spinti ad abbandonare la loro terra.
Il tutto per affermare due principi. Il primo, quasi banale, è che “in Italia, come in qualsiasi altro Stato serio, non si entra illegalmente, ma solo attraverso i decreti flussi”. Il secondo, forse più importante, riguarda la salvaguardia di vite umane: meno persone intraprendono il viaggio della speranza via mare, meno ne muoiono.