C’è un passaggio, del discorso di Giorgia Meloni di fronte ai suoi militanti per il comizio di fine campagna elettorale, che riguarda la democrazia. O meglio lo scarso rispetto che a sinistra a volte dimostrano di avere per il volere del popolo, che tramite elezioni sceglie la maggioranza più coesa in grado di formare un governo. “Il nuovo sport nazionale della sinistra – ha detto il premier – è dipingere l’Italia come un posto nel quale i diritti vengono negati e le libertà complesse. E quindi una nazione non meritevole di vedere il proprio governo tra i grandi d’Europa”.
A far scattare la reazione di Meloni sono state le parole di Nicolas Schmit, lussemburgese candidato dai socialisti europei a prossimo presidente della Commissione Europea. “Ha detto che i conservatori europei sono una forza non democratica – ha attaccato Giorgia – In pratica, secondo il candidato di Elly Schlein e del Pd, io che sono presidente dei conservatori europei e presiedo il governo italiano non sarei una leader democratica”. Poi l’appello pubblico alla leader dem: “Chiedo a Elly Schlein di dire se condivide o no queste parole. Ma non scappi anche stavolta. Elly, Elly è una domanda semplice: condividi si o no che io non sia una leader democratica? Non scappare anche stavolta, per favore rispondi alla domanda”.
Il ragionamento è semplice: se Meloni non è un leader democratico, come sostiene Schmit, cosa sarebbe? “Un dittatore? E se sono un dittatore, cosa si fa la lotta armata per depormi? Sono dichiarazioni deliranti, irresponsabili, di gente che per raggranellare mezzo voto scherza con il fuoco. Signor Schmit: io spero che lei si renda conto di quello che dice perché cosa accadrebbe se qualcuno dovesse prenderla sul serio, se qualche estremista dovesse decidere di passare alle vie di fatto per ripristinare quella democrazia che io avrei sospeso. Voi fornite alibi agli estremisti per l’odio politico. È vergognoso”.