Nel corso del dibattito sulla fiducia al Senato, Giorgia Meloni ha inferto un altro, durissimo colpo ai talebani sanitari che proprio non vogliono abbandonare quel clima di angoscia virale che hanno grandemente contribuito a creare nel Paese. In risposta a chi, come la senatrice dem Lorenzin in merito al Covid-19, ha esortato il nuovo governo a basarsi sulle evidenze scientifiche, le parole del premier non hanno lasciato adito a dubbi circa il drastico cambio di rotta che ella intende realizzare: “Riconosciamo il valore della scienza, certo, per questo non la scambiamo con la religione. Quel che contestavamo delle scelte prese dai precedenti governi è che non ci fossero evidenze scientifiche alla base di alcuni provvedimenti. Non c’erano certezze che i vaccini facessero bene ai ragazzi di 12 anni ma li abbiamo vaccinati, quando tutti erano d’accordo che a loro facesse bene lo sport ma gli abbiamo impedito di farlo. Abbiamo impedito una cosa sulla quale c’erano certezze e obbligato un’altra in cui non c’erano evidenze scientifiche.”
L’errore della comunità scientifica
Parole che, dopo quasi tre anni di oppressione democratica, sostenuta a spada tratta da gran parte dell’informazione consorziata nel giornale unico del virus, per noi aperturisti risultano scolpite sulla pietra. Dopo aver dovuto subire sulla nostra pelle tutta una serie di obblighi e di insensate restrizioni, sostanzialmente fondate proprio su un dogma di tipo religioso, a riportare le cose entro una cornice di attendibilità, non è stata la nostra illustre comunità scientifica nazionale, troppo intenta a compiacere chi ha fatto del virus un uso puramente politico, bensì una donna underdog, come lei stessa si è definita, che si è duramente guadagnata la responsabilità di guidare il Paese.
Il delirio autodistruttivo
D’altro canto, nell’ambito di un sistema che sembrava aver accettato in massa l’idea di una pandemia infinita, con altre dosi di vaccini, tamponi a go go, mascherine e quarantene, solo una persona estremamente determinata, alla guida dell’esecutivo, poteva assumersi la responsabilità di mettere la parole fine ad un delirio autodistruttivo che è durato ben oltre l’immaginabile. Ed è, a mio avviso, ciò che l’attuale presidente del Consiglio ha fatto.
Meglio Meloni di Draghi
Da questo punto di vista, è doveroso sottolinearlo, la Meloni ha dimostrato di avere uno spessore decisamente superiore a quello del suo predecessore Mario Draghi, sulla cui presunta liberalità molti di noi avevano molto confidato all’indomani del suo arrivo a Palazzo Chigi. Mentre, infatti, il celebrato ex capo della Bce non si è fatto alcuno scrupolo nel raccontare agli italiani la favola di un vaccino che bloccava i contagi, quando tutte le evidenze dicevano il contrario, basandovi di conseguenza l’imposizione di un abominevole lasciapassare sanitario, alias ricatto vaccinale, la nostra agguerrita underdog con due semplici passaggi, sia alla Camera che al Senato, ha letteralmente distrutto il castello di menzogne su cui si è sorretto uno stato sanitario di eccezione che non è stato ancora analizzato in tutti i suoi più degradanti aspetti.
Meloni, basta talebani del Covid
Aspetti che a molti cantori dell’opposizione di sinistra, comprese le loro numerose grancasse mediatiche, non sembrano interessare affatto. Per costoro ancora oggi appare più importante parlare di resistenza e antifascismo, ovviamente in relazione al primo governo di destra della storia repubblicana, anziché approfondire lo scempio ai nostri diritti civili che è stato perpetrato in nome e per conto di un dogma religioso spacciato per evidenza scientifica.
Claudio Romiti, 27 ottobre 2022