Politica

Meloni, la stronza e le femministe mute

Il premier: “De Luca bullo. Le donne si possono offendere?”. E attacca Schlein per l’assenza di solidarietà

meloni schlein de luca © pixelshot tramite Canva.com

Non è andata giù, a Giorgia Meloni, quel fuori onda di Vincenzo De Luca quando, parlando con i cronisti a Montecitorio, l’aveva definita una “stronza”. E così – alla prima occasione utile – ha reso pan per focaccia. Si è presentata a Caivano e ha salutato il governatore della Campania con l’ormai nota espressione “quella stronza della Meloni”, lasciando inebetito l’esponente Pd. Un colpo di teatro, che ha avuto sicuro impatto mediatico, ma che per il premier nasconde anche una battaglia “femminista” che le “femministe” fingono di non vedere.

Intervistata dal Corriere della Sera, la leader di FdI è stata chiara: “Io sono stata insultata, e banalmente mi sono difesa – ha spiegato Meloni – A sinistra allora nessuno mi difese, adesso si stracciano le vesti. Si dovrebbero vergognare. Persone che hanno due pesi e due misure, che non credono a quello che dicono, che pensano che hanno più diritti degli altri”. Vero: molti a sinistra, in privato, hanno scritto messaggi al premier per congratularsi, anche perché De Luca non riscuote grande successo neppure dalle parti dell’attuale segreteria dem. Ma Giorgia è delusa dal comportamento di Elly: “Mi dispiace che abbia perso un’altra occasione per dimostrare che può essere il cambiamento che aveva promesso. Le avevo chiesto pubblicamente allora di dire qualcosa e non ha avuto il coraggio di farlo, ieri invece ha commentato”. Meloni spera che Schlein “tiri fuori il coraggio che la gente si aspetta da lei come leader e come donna”, perché “quello che è successo ieri ha a che fare con la questione femminile: De Luca non ha mai usato quella parola con nessun altro, il messaggio è che le donne si possono insultare perché sono deboli. No, non siamo deboli. I bulli sono deboli, bravi a fare i gradassi dietro le spalle, ma quando li affronti non lo fanno più. È finito il tempo in cui le donne devono subire. E mi aspetto su questo di sentire anche una parola delle femministe”. E invece le femministe, quelle che “il corpo è mio decido io”, che gridano in piazza, protestano, contestano, sono rimaste mute. Zitte. Silenzio.

Passando ai temi politici, Meloni ieri ha difeso il premierato, ha ribadito il sostegno all’Ucraina dicendo no all’uso di armi italiane in territorio russo e esultato per la riforma della Giustizia approvata in Cdm e presentata dal ministro Carlo Nordio. “Di che cosa dovrei vendicarmi con i magistrati? – ha detto il premier – Non capisco perché si possa considerare punitiva nei confronti dei pubblici ministeri la separazione delle carriere. Considero bizzarro che possa essere una vendetta, uno si vendica di qualcuno che ha fatto qualcosa di male, si vendica di un nemico. Non considero i magistrati nemici, chiedo a chi ha fatto questa dichiarazione se pensa che chi governa sia un nemico”.

Per quanto riguarda le elezioni europee, confermato l’obiettivo del 26%, Meloni spera di riuscire a costruire una Commissione Europea che guardi a destra. Senza escludere nessuno, neppure Marine Le Pen con cui si sta tentando un riavvicinamento nelle ultime settimane visto che la leader del Rassemblement National sta “facendo un percorso interessante” e “a volte in questa legislatura ci siamo trovati dalla stessa parte”. La presidente del Consiglio è convinta infatti che “si può essere europeisti e chiedere che l’Europa non si occupi di tutto”. Ma soprattutto che bisogna evitare di trasformare Bruxelles “in un club, un salotto radical chic” da cui sono esclusi quelli che non piacciono alla gente che piace, tipo Orban o Le Pen. “Anche di noi si diceva che eravamo una forza anti europea, poi i nodi vengono al pettine”. Chi sarà la prossima presidente della Commissione? Difficile dirlo ora, al netto del rapporto cordiale con Ursula von der Leyen. Meloni ha in mente un nome, ma per ora lo tiene segreto: “Io un nome ce l’ho. Però non si parte dal candidato, ma dalla maggioranza. Solo così si evitano le maggioranze arcobaleno”.

Franco Lodige, 30 maggio 2024

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