Ha ragione Giuseppe De Lorenzo ad affermare, su queste colonne, che Giorgia Meloni ha sbagliato nel rispondere all’attacco lanciatogli da Enrico Letta. Ha sbagliato in sé, perché non conviene mai scendere sul terreno scelto dall’accusatore o rispondere a quelle che sono evidenti “provocazioni” e per di più senza senso e ha sbagliato perché, accusando Letta di misoginia e di pensare quindi alle donne come dedite solo a trucchi e borsette, si è appellata ai più biechi strumenti retorici parafemministi di cui gli avversari sono maestri nel fare uso.
Anche se probabilmente non era questa l’intenzione della leader di Fratelli d’Italia, non ci stancheremo mai di ripetere che la destra non deve scimmiotare la sinistra per farsi piacere da essa a tutti i costi. Né è di una sinistra col segno cambiato che abbiamo oggi bisogno in Italia, e forse non solo in Italia. Nelle frasi di Letta non c’era misoginia o maschilismo, ma come al solito tanta ipocrisia. Ed era su questo elemento che occorreva insistere.
Perché nei giornalisti e fra i commentatori politici questa volta non è scattato il riflesso condizionato che invece è scattato in Meloni e che in altri casi, quelli in cui a dire certe parole è un esponente di destra, scatta ancor più automaticamente? Perché a Letta è permesso dire certe cose, che a tutti dovrebbe essere permesso dire, ma quelle stesse cose non è permesso dirle ad un esponente di destra? Perché morale privata e morale pubblica a sinistra possono stridere sempre fragorosamente senza che nessuno batta ciglio?
Nel Settecento soprattutto, in piena età illuministica, ad incipriare le loro parrucche erano uomini e donne egualmente. E anche oggi a tenere all’aspetto fisico, e quindi a “incipriarsi”, sono ugualmente uomini e donne. Fra l’altro, certi termini vengono utilizzati a livello figurato e non letterale: “incipriarsi”, ovvero “mettersi il belletto”, significa semplicemente nascondere certi aspetti controversi, e quindi non belli, della propria personalità. Che poi brutte siano le frequentazioni meloniane di Orban e Vox è tutto da vedere: dipende dai punti di vista, e soprattutto non possono far dimenticare (altra ipocrisia) le cattive frequentazioni che storicamente ha sempre avuto e continua ad avere la sinistra. La quale essa sì ama darsi il belletto e truccarsi, presentandosi per quello che non è, ultimamente anche come liberale.
Se l’ipocrisia significa ambiguità, e se la coerenza è ciò che finora l’ha premiata, Meloni dovrebbe essere attenta da qui al 25 settembre a non dare la minima impressione di flirtare con retoriche e argomenti dell’altra parte politica.
Corrado Ocone, 11 agosto 2022