Politica

Meloni libera Chico Forti, Zaki e Salis: la sinistra ammetta la sconfitta

Mentre l’opposizione grida alla deriva orbaniana, il governo porta a casa i risultati

© STILLFX tramite Canva.com

Governi che fanno e oppositori che chiacchierano. Verrebbe da dire in merito al doppio, clamoroso successo diplomatico incassato dall’esecutivo Meloni, relativo ai casi di Chico Forti e Ilaria Salis. Un successo a cui si deve aggiungere quello dello studente e attivista egiziano, iscritto all’Università di Bologna, Patrick Zaki, condannato nel suo Paese e liberato anche in forza dell’energica azione portata avanti dall’attuale governo nel luglio dello scorso anno.

Sebbene sulla vicenda di Forti, che stava scontando un ergastolo in Florida, per l’omicidio di Dale Pike, tendo a ritenere molto valida e attendibile la ricostruzione colpevolista di Marco Strano, ex-investigatore di alto livello nelle nostre forze dell’ordine, il ritorno in Italia rappresenta un fatto particolarmente degno di nota, segnalando una evidente crescita di prestigio e credibilità dell’Italia sul piano internazionale. Il che, malgrado la martellante denigrazione operata da una parte dell’opposizione e delle sue grancasse mediatiche, non può che riflettersi positivamente anche all’interno del Paese.

Tutto questo, al netto delle difficoltà e dei limiti che qualsiasi maggioranza politica si trova ad affrontare alla guida di un sistema ancora molto bizantino, costituisce a mio avviso un ottimo presupposto per mettere mano ad alcune importanti riforme di sistema, come quella delicatissima della giustizia. Una riforma che, a mio avviso, dovrebbe risolvere una volta per tutte l’annosa questione della separazione delle carriere dei magistrati, rendendo ancor più effettiva la cosiddetta terzietà dei dei giudici. Una terzietà la quale, secondo molti giuristi, molto spesso viene messa in discussione nel nostro sistema e che renderebbe inutili i nostri tre gradi di giudizio, dato che, sempre secondo questa corrente di pensiero, lo spirito unitario di corpo tenderebbe a fare quasi copia incolla della prima sentenza nelle due successive.

In questo caso, avendo seguito molti clamorosi casi in cui è palese un clamoroso errore giudiziario – su tutti quello del delitto di Erba – , oltre ai nostri concittadini detenuti all’estero, dobbiamo sempre ricordarci di chi langue nelle nostre carceri, condannato sull’onda emotiva suscitata dai media e sulla base di prove piuttosto discutibile, per non dire altro.

Claudio Romiti, 18 maggio 2024

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