Cultura, tv e spettacoli

“Meloni minaccia i diritti”. Elodie ma che stai a dì?

La cantante posa per un calendario e viene intervistata ovunque. Adesso ci spieghi: su quali basi lo sostiene?

Elodie

Oltre la Narrazione c’è il patetico e oltre il patetico, ci scusassero, c’è Repubblica che fa una intervista a Elodie che neanche a un capo di Stato. E va bene che ormai i politici sono il potere morente, degradati a marionette della finanza globale che ha soppiantato tutto dalla produzione all’informazione alla religione, però va oltre il grottesco che un quotidiano in emorragia di lettori trovi i mezzi per spedire un inviato fino a Miami, al cospetto di una popstar alla vaccinara, emula, fatte le debite proporzioni, delle cantanti plastificate globali, le Beyonce, le Katy Perry (con Orlando Bloom sul panfilo ecologico), le Taylor Swift che influiscono sulle elezioni americane.

Elodie, ci prova pure lei ad influire, come può, come sa, è una passata dalle ombre pesanti del Quartaccio ai ristoranti di lusso che si blindano per lei e per il suo fidanzato, un motociclista. “Elodie e Iannone nudi a letto per festeggiare il compleanno, la crisi si allontana”. E questo sarebbe l’impegno sociale. C’è sempre un sapore come di stantio nei vezzi e i predicozzi delle stelline italiane che scimmiottano quelle globali, come di frigorifero aperto, l’emulazione scontata e un po’ avvilente, forse un giorno anche Elodie si butterà dall’elicottero.

Perché, diciamola come va detta, questa è una che più che cantare posa, e posa abusando il più possibile della sua fisicità, cosa che le rimproverano in tanti. Altri, come il direttore sanremese narciso, Peppe Vessicchio, se la cavano così: intanto è bella, poi se sarà pure all’altezza si vedrà. Elodie Posa anche per il Calendario Pirelli e Repubblica la va a cercare, la intervista come l’ambasciatrice di un protettorato, una di quelle piccole enclave residue di antiche colonizzazioni. Ne esce un vaneggiare di matti o di ubriachi, un’orgia di luoghi comuni spacciati per chissà quali consapevolezze. Già dal titolo, “il mio corpo un inno alla libertà, la Meloni minaccia i diritti”, e subito l’incipit, memorabile: “Se sfogliando le foto di Elodie nell’ultima edizione del Calendario Pirelli, oltre al comprensibile stupore estetico avvertite anche un senso di disagio, paura, magari in qualche caso rabbia, allora ha ragione lei: ‘Molti sono terrorizzati dalla libertà degli altri. O peggio, la invidiano'”.

Terrorizzati da una che posa per un calendario? Da una chiarissima marchetta di un quotidiano per uno sponsor, all’insegna di quelle “sinergie” che ormai tengono in piedi le testate agonizzanti? Questa Elodie è famosa per le incoerenze bambinesche, per quella smania di successo a tutti i costi che hanno quelli rocambolescamente evasi dal Quartaccio o da Buccinasco, evasi ma sempre un po’ prigionieri, del passato, dei fantasmi, di certa volgarità di classe, peraltro ribadita, usata come arma retorica. Sarà la disperazione di chi nasce nei buchi neri e affacciandosi dall’attico li scorge da lontano e gli fanno ancora paura.

Certo però che dà sui nervi l’improvviso fantasia di questi che avendo fatto i soldi con quattro scatti e quattro canzoncine si sentono in dovere di tracciare sgangherate filosofie politiche: irrita come irritano gli esperti improvvisati, da bar o da borgata, che ti danno non richieste lezioni di scienza applicata, tutti Kant nati, non studiati ma percepiti, il loro cielo stellato sopra di te, che ti schiaccia. Also sprach Elodie: “È evidente come ci sia un problema di diritti acquisiti minacciati. Attaccando il matrimonio gay, o l’aborto, si attacca la libertà. La cosa per cui soffro di più è che sia una donna a farlo. Come è possibile che non si accorga di lavorare per gli interessi degli uomini? È un atteggiamento imperdonabile. Non si può toccare la libertà di scelta. Non si può assolutamente, è grave. Lascia senza parole. È talmente assurdo, incomprensibile come si possa accettare. Come può permettersi di fare una cosa del genere? Il nostro è un paese democratico, dovremmo ricordarcelo sempre. Se poi vogliamo fare altro… Ovviamente non ho simpatia per questo governo, perché per me la libertà è sinonimo di felicità. Banalmente, come se fossi una bambina. E soprattutto i giovani vengono penalizzati, per qualcosa che io non comprendo”.

Questa è la dimostrazione, palpabile, patetica, dell’attitudine a salmodiare senza avere niente da dire e senza avere la minima idea di cosa dire, il caro vecchio dar fiato alla bocca che è davvero inclusivo, contagia tutti a prescindere dall’etnia, dalla matrice, dall’origine. È un peccato nazionale da sempre rivoltato in virtù, ma a questo punto, anche se è mortificante, anche se dopo 35 anni di mestiere può sembrare un esito tragico, come non fare le pulci alla cantante Elodie che usa il corpo come libertà di fare soldi, calendari e soldi?

“È evidente come ci sia un problema di diritti acquisiti minacciati”: evidente? A chi? A Elodie? Su quali basi? Per quali azioni politiche o presupposti culturali? “Attaccando il matrimonio gay o l’aborto si attacca la libertà”. Dimostri la cantante del Quartaccio dove, come sarebbe materialmente attaccato, impedito l’aborto, dimostri che la priorità di un Paese annaspante sono le nozze omosessuali, le istanze dei gaypride piddini dove lei come altre non mancano mai di fare la madrina, sarebbe interessante sapere se a costo zero o per qualche ingaggio o altrimenti vantaggio. A meno che discutere, sindacare, avere opinioni diverse, eccepire che l’aborto come stile di vita, modaiolo, non pare granché, sia contro la democrazia. “Non si può toccare la libertà di scelta”: chi la tocca? Chi la limiterebbe? Lei non è la dimostrazione di una totale libertà di avere successo senza aver niente da proporre?

Il regime autoritario lo si addita quando non c’è ma lo si tollera, lo si avalla perfino quando si scatena, come al tempo della pandemia. Non è un disquisire cialtronesco, che neppure un ragguardevole ancorché inflazionato fondoschiena può nobilitare? “Il nostro è un paese democratico, dovremmo ricordarcelo sempre”. Definisca “democrazia”, la nostra Mercedes Sosa dei diritti e delle pose; strappi qualche sera al glamour alla romanesca e lo usi per compulsare qualche testo, magari le 30 lezioni di Sartori, così scoprirà che democrazia non è il diritto di dire le puttanate che si vuole: al più di tollerarle, all’insegna del pluralismo e del dissenso, ma non basta al sistema democratico la retorica da “io, donna, non comprendo”. Per comprendere bisogna sapere, almeno in proporzione sommaria.

Quanto poi alla libertà che è felicità, sarà forse una lirica da canzonetta: ci pare che la felicità della Elodie calendarizzata sia fare i soldi coi pretesti più vari, se poi il talento è latitante e la grana corre, ha il sapore del miracolo. Ma dai miracolati le lezioni di diritto costituzionale, anche meno, grazie. Siamo pieni, e ci escono dalle orecchie anche le loro ipocrisie narrative. Questi si percepiranno pure paladini, scienziati, coscienze, esperti di vita, ma chi sui libri letti e straletti ci ha sudato gli anni, e poi è passato a sudare scrivendo, si chiede se davvero fosse il caso di faticare tanto per ritrovarsi alla Peripatetica di Elodie.

In questa Stoa si parla sulle nuvole, però non alla maniera di Aristofane e men che meno di Pasolini: alla maniera di Elodie, una che fa un calendario e dice che è per i diritti delle donne, per la loro libertà ovvero felicità. Sai che felicità quelle con lo scopettone e lo straccio, rimaste al Quartaccio, nel sentire Elodie che canta inni di questo tipo con Sfera Ebbasta: “Sei soltanto mia, mai più di nessuno. Odio chi altro ti ha avuta o fatta sentire al sicuro” (…) E giro la città solo per cercarti. E sclero quando non rispondi ai miei messaggi (…) Se domani finisce è un problema (…) per te vado in galera”. Anche questa è libertà? È tutela delle donne? Incolpiamo la solita Meloni multiuso?

Una boiata lunga una pagina per insinuare che con la Giorgia l’Italia retrocede al Terzo Reich, dal putsch di Monaco alla fondazione nazionalsocialista da birreria. E a Repubblica hanno ancora lettori che ci credono? Oltre la Narrazione c’è il ridicolo, ma il ridicolo oltre un certo limite diventa miserabile come lo sono le cazzate di quelli che si ascoltano parlare e pensano però, senti come suono bene, meglio di quando canto.
Max Del Papa, 14 agosto

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