Il video della diretta
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La stoccata su Ferragni
Meloni. “Mi ha molto colpito la risposta scomposta della sinistra su un concetto che la sinistra dovrebbe condividere, ovvero che ha più valore chi produce un pandoro di chi lo griffa.
Una cosa di una banalità totale, ma loro se la sono presi come se avessi attaccato Che Guevara. Il mondo cambia…
Ma il tema su cui bisogna lavorare è la trasparenza sulla beneficenza. Che è un tema fondamentale. Bisogna capire quali siano le regole e immaginarne di migliori. Ci sto ragionando.”
Medio oriente e Ucraina, quali prospettive?
Meloni: “Per quanto riguarda Kiev, io credo che mandare le armi in Ucraina sia l’unico modo per arrivare a un tavolo diplomatico o di trattative sia necessario mantenere l’equilibrio delle forze in campo. Senza armi avremmo avuto una invasione.
Sul Medio Oriente, noi abbiamo lavorato per evitare una escalation che potrebbe avere conseguenze inimmaginabili. Lo abbiamo fatto mantenendo una posizione equilibrata, condannando gli attacchi di Hamas, difendendo il diritto di Israele a difendersi ma faccio un appello a preservare l’incolumità delle popolazione civile. Lo abbiamo fatto occupandoci dei palestinesi con iniziative umanitarie che condividiamo con i Paesi arabi. La nave Vulcano è lì e vi lavorano anche medici del Qatar”.
Sta pensando a un partito unico dei conservatori? E archivia la fiamma dal simbolo?
Meloni: “Sono tutte questioni su cui non ho la testa. È una mia aspirazione rappresentare sempre più cittadini. Penso di averlo fatto, sia nella classe dirigente di FdI, sia in tema di candidatura di FdI anche allargando a nuovi mondi.
Un lavoro che bisogna continuare a fare”.
Sull’accusa di avere un partito a guida “familiare”, il premier risponde piccata: “Nella attuale legislatura ci sono due coppie di coniugi e sono entrambe a sinistra, una nel Pd e nell’altra di Sinistra Italiana. E non ho mai sentito accuse di familismo politico”.
Mennuni e la polemica delle ragazze che devono aspirare a diventare madri
Meloni: “Riguardo alla dichiarazione di Mennuni, non so se “aspirazione” sia la parola giusta. Ma io sono presidente del Consiglio, sono la donna tra le più affermate in Italia e se lei mi chiedesse cosa scegliere tra Palazzo Chigi e mia figlia io non avrei dubbi. La maternità ti regala qualcosa che nient’altro può regalarti.
Non condivido il concetto che un traguardo debba toglierti l’opportunità dell’altro.
Quando ci siamo occupati di politiche per la maternità ci dicono che esse sono nemiche delle donne. Ma non è così. Von der Leyen ha sette figli e Roberta Metsola ne ha quattro. Si può fare.
Voglio smontare il racconto secondo cui, se fai un figlio, ti precludi altre possibilità. Nient’altro di quello che fai nella vita ti regala le emozioni della maternità, ma questo non deve precluderti altri obiettivi nella vita”.
Legge elettorale, in caso di premierato quale schema vede il più adeguato?
Meloni: “Non ho ancora ragionato su quale sia la legge elettorale migliore. La soglia per il premio di maggioranza ci deve essere, visto che lo richiedono per le sentenze della Corte costituzionale. Per quanto riguarda le preferenze, io sono sempre stata favorevole”.
Avrebbe qualcosa in contrario ad una maggioranza con Le Pen e Afd?
Meloni: “La Commissione sono i governi a deciderlo, quindi quei partiti non sceglieranno i componenti della commissione. Afd e Le Pen non fanno parte del mio gruppo in Europa, credo che sia evidente che con Afd ci siano delle distanze insormontabili a partire dal tema del rapporto con la Russia, tema su cui il partito di Le Pen sta facendo un discorso interessante.
Non distribuisco patenti. Ma vorrei dire che quando ci sono dei partiti in grandi democrazie Ue che prendono il 20%, forse bisogna interrogarci su come rispondere a quelle questioni poste da quei partiti”.
È stato un anno difficile. Quale è stato il suo momento peggiore e il migliore?
Meloni: “Il momento più difficile è stato Cutro. Con 94 persone che muoiono e l’accusa che è colpa tua sono cose che pesano, anche se non ritengo che sia colpa mia.
Ci sono stati momenti complessi e altri entusiasmanti.
Preferisco quando riesco a stare in mezzo alla gente, dove si vive una realtà diversa da quella che si vive nel Palazzo. Per me vedere il supporto e la gente che ti incita è l’unica benzina possibile”.
Terzo mandato per governatori e premier. Cosa ne pensa?
“Sono abbastanza laica su questo, ci sono cose positive e negative. Ma penso che iniziative sul terzo mandato per sindaci e presidenti di Regione debbano essere prese dal parlamento. Non credo sia positivo farlo con decreto del governo.
Sulla riforma costituzionale, non è previsto. Ma se il Parlamento ritiene che sia necessario inserirlo, la Camera e il Senato faranno le loro valutazioni. Ma non mi creerebbe un grande problema”.
Lei farà qualcosa "di centro"? Tipo indicare Mario Draghi come presidente alla Commissione Ue?
Meloni risponde all’ipotesi di indicare Mario Draghi alla Commissione Ue: “Le cose sono più complesse. Credo che sia impossibile parlare oggi di chi potrebbe domani guidare la Commissione Ue. Lui, inoltre ha detto che non è disponibile.
Io poi sono fiera oppositrice del suo governo, ma ne ho sostenuto la politica estera e il passaggio di consegne è stato improntato alla lealtà. Sono contenta che Draghi collabora con la Commissione sul completamento del mercato unico.
Ma oggi parlare del totonomi va bene per la stampa, ma il vero tema è cosa dovrà fare la Commissione nei prossimi mesi. Io lavoro per avere domani una Commissione e una politica Ue che sappia essere più forte negli scenari di crisi per non consegnarsi a nuove dipendenze, più forte nella difesa dei confini esterni, più capace di armonizzare la transizione verde e la sostenibilità economica e sociale.
Mi do l’obiettivo di avere un esponente nella Commissione Ue in un ruolo importante. Ma da questo in poi tutti i ragionamenti sono molto prematuri”.
Quali sono i suoi rapporti con gli alleati di governo?
Meloni sulle lobby: “Io penso che qualcuno in questa nazionale abbia pensato di poter dare le carte. Penso che in uno Stato normale non debbano esserci questi condizionamenti. L’ho visto accadere. Vedo degli attacchi. C’è chi pensa che ti spaventerai se non fai quello che vuoi, ma io preferisco 100 volte andare a casa che fare quello che vogliono loro. Hanno a che fare con la persona sbagliata.
Forse accadrà ovunque che qualcuno pensa di indirizzare le scelte. Ma con me non succede. Ma le scelte, essendo io il premier, le faccio io.
Poi aggiunge: “Il mio rapporto con gli alleati è ottimo, al netto del sano dibattito. Noi quando abbiamo un problema ci mettiamo seduti e ne parliamo finché non abbiamo risolto. La compattezza di una maggioranza si vede con la velocità con cui fa le cose.
Sono molto contenta di quello che abbiamo costruito. E non sono preoccupata delle elezioni europee. Le nostre differenze sono un valore aggiunto, dobbiamo privilegiarle senza farle diventare una competizione interna. Spero che alle europee potremo crescere tutti”.
Utero in affitto, lei ha applaudito un "criminale" come Elon Musk che ha avuto un figlio da Gpa?
Meloni: “Partendo da Elon Musk, io ho invitato ad Atreju tutti. Tutti quelli che hanno da dire. E faccio applausi a tutti. Elon Musk ha una sua rilevanza, anche sul tema dell’Intelligenza Artificiale.
Non cambia la mia posizione sulla maternità surrogata. E sul fatto che i bambini non sono merce da comprare. Non penso che pagare una donna povera per mettere al mondo un figlio che poi vende sia un progresso.
Spero che il parlamento approvi la legge sulla Gestazione per altri come reato universale”.
Rai, le polemiche su "Telemeloni". Lei è contenta?
Sulla presunta “Telemeloni”, il premier risponde: “La Rai è una struttura pubblica con molti pregi e molti difetti.
Non venivamo da un’età dell’oro: l’azienda ha i suoi problemi e molto si può fare per migliorare la qualità del servizio pubblico e garantire maggior pluralismo, evitando sprechi del passato.
Sono soddisfatta del percorso per ridurre l’indebitamento ereditato.
Ho letto delle critiche in tema di ascolti ma ci sono due questioni da dire: la Rai fa servizio pubblico e se lo giudichiamo solo con gli ascolti in rapporto alle tv private, forse perdiamo il senso di quello che deve fare la Rai. Le critiche sulla nuova gestione perché diminuisce gli ascolti? L’ultimo report è di settembre e il palinsesto estivo lo ha fatto la governance precedente.
Su Telemeloni… Io ho letto le accuse di regime e tutto il resto. Sono stata all’opposizione per tutta la vita e noi fummo l’unico caso nella storia della Rai in cui non eravamo presenti in Cda della Rai pur essendo l’unico partito di opposizione al governo Draghi. E non ho sentito parlare di ‘regime’.
Le accuse di Telemeloni da una sinistra che con il 18% dei consensi esprimeva il 70% delle posizioni in Rai… stiamo cercando di riequilibrare quanto visto in questi anni. Non si possono usare sempre due pesi e due misure.
Un giornalista della Rai presente ad Atreju è stato criticato per le sue parole contro la sinistra… ma io sono stato criticata per una vita ma non ho mai visto polemiche. Non è che i giornalisti della Rai possono criticare la destra ma non la sinistra
Io ricordo gli anni in cui la presenza di FdI, al 4%, era coperto con le edizioni della notte”.
Amato all'attacco del governo
Meloni risponde alla folle intervista di Giuliano Amato al governo. “Non ho nulla da dire al professor Amato, ma sono rimasta basita soprattutto sulla Corte Costituzionale.
Oggi ci sarebbe un rischio di deriva autoritaria perché la maggioranza di centrodestra deve nominare i giudici, come prescrive la Costituzione?
Questa idea di democrazia è bizzarra. Potremmo scrivere che i giudici della corte costituzionale vanno nominati dal Pd sentito il parere degli intellettuali e di Giuliano Amato.
La sinistra ha sempre esercitato queste prerogative senza guardare in faccia a nessuno. È una deriva autoritaria pensare che non sia diritto della maggioranza che è stata votata possa esercitare le proprie prerogative.
La sinistra non ha più diritti degli altri”.
Caso Verdini
Meloni sostiene che non vi siano risvolti politici e nega che “Salvini sia stato chiamato in causa”.
Caso Pozzolo, che idea si è fatta? Ha parlato con il deputato? Prenderà provvedimenti?
Sul caso Pozzolo, Meloni fa sapere che “il parlamentare ha un porto d’armi per difesa personale”. Poi aggiunge: “Non so come mai, ma va chiesto all’autorità competente che lo ha rilasciato. Girava con l’arma a Capodanno e presumo che chi ha quel tipo di porto d’armi la porti con sé. La questione è un’altra. Chiunque detenga un’arma ha il dovere legale e morale di custodirla con responsabilità e con serietà. E io la penso così. Per questo credo che ci sia un problema.
Quello che è successo racconta in ogni caso qualcuno non è stato responsabile. Cioè chi detiene quell’arma. E questo per me non va bene, figuriamoci per un parlamentare di Fdi. Ho chiesto che Pozzolo venga deferito al collegio dei probiviri di FdI. E che nelle more di quel giudizio venga sospeso da FdI, che è quello che posso fare da statuto”.
Sulla dirigenza di Fdi, Meloni è dispiaciuta per quanto successo. Ma sulla qualità della “classe dirigente” del partito è chiara: “Non accade spesso, ma credo che per la responsabilità che noi abbiamo e per come io sto cercando di affrontare quella responsabilità, penso che sia bene ricordare a tutti che se la devono assumere. Su questo intendo essere rigida”.
Decreto flussi, il sistema è troppo burocratico. Solo il 30% di chi arriva riesce poi a mettersi in regola. Come risolvere?
Sui problemi del decreto flussi, Meloni riconosce che “c’è un problema”. “Si accavallano le domande del 2023 e quelle del 2024. È un carico di lavoro enorme, sul quale occorre valutare alcune norme per snellire le procedure. Intanto abbiamo rafforzato le strutture che se ne occupano. Sia il personale nei paesi di origine sia nelle prefetture qui in Italia.
Dopo questa fase iniziale penso che si possa procedere più spediti”.
Migranti, boom di sbarchi. Ritiene i suoi risultati soddisfacenti?
Meloni sui migranti conferma che i risultati “non sono soddisfacenti”. “Sono contenta per i dati di fine anno che mostrano un calo – dice il premier – Ci si aspettava di più e sono pronta ad assumermene le responsabilità perché la materia con cui ci confrontiamo è una sfida epocale. Quello che sto cercando di fare è di risolvere il problema strutturalmente e richiede un coinvolgimento internazionale (a cui mi sono dimenticata).
Il mio obiettivo è fermare le partenze in Africa, valutare apertura hotspot in Africa per stabilire chi ha diritto di arrivare in Ue e lavorare sulla migrazione legale. Siamo il primo governo ad aver approvato il decreto flussi in tre anni.
Non sono soddisfatta ma lavoro per esserlo alla fine della legislatura”.
La riforma del premierato è soggetta a critiche. Tocca i poteri di Mattarella?
Sulla riforma costituzionale, Meloni spiega che “il premierato non toccherà i poteri del presidente della Repubblica”. Noi “manteniamo intatto il ruolo perché è giusto così e perché sappiamo che il Capo dello Stato è una figura di garanzia, soprattutto quando ci sarà un primo ministro eletto direttamente. Io non vedo in cosa l’elezione diretta del premier tolga poteri al presidente della Repubblica. Si crea un equilibrio che è assolutamente buono e si rafforza la stabilità dei governi.
Non capisco come questo possa ledere le prerogative del capo dello Stato.
In Italia abbiamo un problema di governi deboli e soprattutto costruiti nel palazzo in cui sono stati realizzati programmi che non sono stati votati da nessuno.
Stiamo cercando di creare un sistema che consenta ai governi di avere la possibilità di durare 5 anni, visto che abbiamo pagato la nostra stabilità sia come credibilità che come visione o strategia.
Vogliamo consentire ai cittadini di scegliere chi deve governarlo e a chi viene scelto di durare cinque anni per poi tornare alle urne e chiedere di confermare o cambiare esecutivo.
È una riforma di cui vado fiera.
Il referendum non è su di me. Perché io sono il presente di questa nazione. Il referendum è sul futuro di questa nazione al netto di questo governo. Spero che si possa avere una maggioranza parlamentare, anche se sono negativa. Se non dovesse esserci, chiederemo conto agli italiani. Ma non è un referendum su di me. Penso sia l’occasione per gli italiani di risolvere molti problemi dell’Italia tutti in una botta”.
Privatizzazioni, come vi muoverete?
Sulle privatizzazioni, Meloni spiega la sua posizione: “Abbiamo previsto diversi miliardi di privatizzazioni, ma non saranno regali. Ridurremo la presenza dello Stato dove non è necessaria e riaffermeremo la presenza dove invece è necessaria. Questo riguarda il tema della riduzione delle quote di partecipazione statale, che non riduce il controllo pubblico, come in Poste; e credo si possa far entrare i privati in società totalmente pubbliche, come le Ferrovie. Ma la tempistica non dipende solo da me.
Penso che con MPS abbiamo dato un ottimo segnale”.
Il ritorno dell'antisemitismo
Meloni ricorda l’orrore del 7 ottobre e ricorda come l’antisemitismo abbia “covato sotto la cenere”.
Il prefetto Pecoraro si è dimesso dal suo incarico sull’antisemitismo e siamo in procinto di nominare il generale Angelo Santo a occuparsi di questa materia. Sulla sicurezza siamo al lavoro con il ministro Piantedosi per mettere in sicurezza gli obiettivi sensibili. Ma bisogna lavorare sul piano culturale. Bisogna far conoscere cosa è Israele: quando ero ministro della Gioventù abbiamo attivato il servizio civile in Israele proprio per far conoscere una realtà spesso vittima di stereotipi”.
Mattarella ha criticato il ddl Concorrenza. Cosa farete?
Meloni fa sapere che la lettera del presidente Sergio Mattarella non resterà inascoltata. Ma risponde anche nel merito: “Sui balneari abbiamo fatto un lavoro per capire se effettivamente c’è una scarsità del bene che sta alla base dell’applicazione della direttiva Bolkestein”.
Il patto di migrazione e asilo e il caos sbarchi
Meloni: “Il patto di migrazione e asilo non era una mia priorità, visto che c’è il tema dei dublinanti, ma l’ho sostenuto perché impegna gli altri Paesi a una redistribuzione.
In questa fase del governo abbiamo bloccato la possibilità di riprendere i dublinanti, e gli altri Paesi hanno bloccato la possibilità di redistribuire chi arriva in Italia.
Io però insisto nel dire che il patto di migrazione e asilo non è la soluzione. Non risolveremo mai la situazione se ci occupiamo solo di distribuire i migranti in Europa una volta arrivati. Tutti sono molto rigidi nel non accettare da altri Paesi gli immigrati.
C’è solo un modo per risolvere il problema, ovvero lavorare a monte. E questo riguarda anche il Piano Mattei. Sarà uno dei focus della presidenza italiana del G7.
Non ci rendiamo conto di cosa accade in Africa: un continente ricchissimo di materie critiche e una destabilizzazione voluta e costruita che noi paghiamo più di ogni altro. Dobbiamo lavorare in modo diverso.
Non ha funzionato un approccio paternalistico, se non predatorio, anche da parte europea, che non aiuta nel dibattito di questi Paesi. Quello che va fatto in Africa non è carità, ma fare accordi da pari a pari e non predatori. Difendere il diritto a non emigrare e si fa con investimenti e una strategia. Il Piano Mattei costruisce questa idea e il mio obiettivo è che diventi un modello anche per altri Paesi occidentali che possano aggregarsi.
Il Piano Mattei è più avanti di quanto si dica. Tra poche settimane c’è la conferenza Italia-Africa, che non si concentra solo sull’energia. Col Piano Mattei voglio scegliere delle priorità e dei partner con cui mettere a terra dei progetti poi da ampliare”.
Il tweet del magistrato Marcello Degni
Di fronte allo scandalo dei tweet del magistrato della Corte dei Conti, Mercello Degni, Meloni risponde così: “Non spetta a me decidere. Ma quello che considero grave non è questo: un magistrato della Corte dei Conti che spera che l’Italia vada in esercizio provvisorio per danneggiare il governo, oggettivamente un po’ di preoccupazione la mette.
Ma la cosa più grave è la sfrontatezza con la quale questo giudice della Corte dei Conti ritiene che sia normale farlo.
Questo ci dice qualcosa.
Mi ha colpito molto anche che non ci sia stato nessuno a sinistra a dire due parole su questo tema. Paolo Gentiloni, che ha nominato questo giudice? Elly Schlein? Nessuno ha detto nulla. Sa perché? Perché se chi lo ha nominato dicesse che ha sbagliato, darebbe un segnale molto diverso da quello che ha voluto dare in questi anni. Cioè che anche i militanti politici nominati in ruoli super partes devono continuare a fare i militanti politici.
Non è nel mio interesse sostituire militanti ad altri militanti che usano quei ruoli per fare politica.
Chiedo alla sinistra: è normale che persone nominate in ruoli super partes facciano i militanti?”.
Si impegnerebbe in un confronto tv con Schlein?
Meloni: “Lo farei volentieri. Credo sia normale e giusto che il premier si confronti con i leader delle opposizioni prima delle europee.
Non mi sono mai sottratta e non lo farò oggi.
Ma non credo che dovrebbe essere solo questo, il tema femminile, il tema del confronto. Non mi faccia imprendere impegni sul dove, ma… sono disponibile”.
La tassa sugli extraprofitti è stata deludente?
Meloni: “Mi fa sorridere che a criticare questa misura siano stati i partiti che, quando erano al governo, alle banche hanno fatto regali miliardari.
Noi abbiamo applicato una tassa su quello che consideriamo un margine giusto. Non c’era un intento punitivo. C’era una differenza tra gli interessi dei mutui e quelli degli interessi sui conti correnti. Questa differenza è stata tassata al 40%, che è ancora lì, ma è cambiata solo l’aggiunta della possibilità di accantonare un importo pari a 2 volte e mezzo la tassazione in una riserva non distribuibile. Quei soldi non possono andare agli azionisti o ai compensi dei manager.
Cosa comporta? Aumentando le riserve, aumenteranno anche i prestiti alle imprese e ai cittadini. In caso quindi le banche decidano di non versare la tassa ma decidano di accantonarla, questo comporta un aumento del credito erogato. E comporta anche che le tasse pagheranno più tasse della tassazione sugli extraprofitti, perché una volta che erogano più prestiti, ci saranno più ricavi e quindi più tasse per lo Stato. È una operazione win win”.
Cosa volete fare per evitare isolamento in Ue dopo il no al Mes?
Meloni: “Sono soddisfatta dell’accordo sul Patto di Stabilità, anche se non è quello che avrei voluto io. Quello che emerge è che in Ue non c’è questo superiore interesse comune, ma Nazioni valutano quello che è meglio per il loro interesse e si cerca una sintesi. Di fronte a questa idea, sarebbe stato molto difficile impormi sul parlamento in nome di un superiore interesse. Quindi mi sono rimesso all’Aula per la modifica del Mes.
Perché il Mes non è stato approvato? Perché non c’è mai stata una maggioranza per approvarlo. Nemmeno nel passato. Perché Conte lo ha sottoscritto pur sapendo che non c’era una maggioranza per ratificarlo?
Si sa come la pensava la maggioranza dei partiti di centrodestra e il M5S, che infatti ha votato contro la ratifica del Mes. Io penso che sia stato un errore sottoscriverlo perché ha creato una situazione difficile sapendo che non c’era una maggioranza in parlamento.
Io penso che il Mes sia uno strumento che esiste da tempo e obsoleto. Penso nella reazione dei mercati alla mancata modifica che anche loro sono consapevoli del fatto che sono uno strumento obsoleto. La mancata ratifica dell’Italia può diventare una occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace e qui lavorerà il governo. Il Mes ha dei problemi in ogni versione, uno strumento a cui nessuno ha deciso di accedere neppure al Mes sanitario perché ha dei problemi”.
Sul tema dell’isolamento in Ue, Meloni risponde a tono: “L’Italia non ha minori diritti di altre nazioni. Quando fu approvata la Costituzione europea, Chirac scelse di fare un referendum e venne bocciata. Ma nessuno disse a Chirac che gliela avrebbe fatta pagare. Può accadere che le cose non vadano bene quando si mettono le scelte di fronte agli elettori o ai parlamenti”.
Si candiderà alle europee? E appoggerà una "maggioranza Ursula"?
Meloni risponde alla domanda sulla sua possibile candidatura: “È una decisione che non ho ancora preso. Per me nulla conta di più che sapere di avere o meno il consenso dei cittadini. Anche ora che sono presidente del Consiglio credo che misurarsi sarebbe una cosa utile e interessante. Non mi convince la tesi di chi dice che sarebbe una presa in giro dei cittadini, perché anche se dovrò dimettermi loro lo sanno bene.
La mia candidatura potrebbe portare altri leader a fare la stessa scelta e potrebbe diventare un test molto interessante.
Sono ancora indecisa perché devo capire se una mia candidatura mi toglierebbe tempo al mio lavoro di presidente del consiglio. E poi credo che vada condiviso con gli altri leader della maggioranza.
Per quanto riguarda la “maggioranza Ursula“, Meloni spiega: “Lavoro su una maggioranza alternativa e che penso possa esistere. Ma se questo, all’esito del voto, non fosse possibile, io non sono disponibile a fare una alleanza parlamentare con la sinistra. Non l’ho fatto in Italia e non lo faccio in Europa. Ma una cosa è la formazione della Commissione e un’altra è il voto parlamentare che la sostiene. Ursula venne confermata con voti parlamentari che non hanno mai fatto parte della maggioranza in commissione.
Dove trova le risorse per la prossima legge di bilancio?
Meloni: “La crescita italiana è stimata superiore alla media europea. Non voglio aumentare le tasse, considerando che le ho diminuite. Lavorerò sul taglio della spesa: quest’anno noi abbiamo tagliato le tasse riducendo la spesa pubblica. Poi vediamo quale sarà l’evoluzione di quest’anno… già stiamo parlando della prossima manovra e abbiamo appena chiuso quella di quest’anno. Penso che si potrà immaginare una riduzione dei tassi di interesse che libererebbe molte risorse che noi dobbiamo pagare sul debito italiano”.
Meloni risponde all'Ordine dei giornalisti
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti critica la cosiddetta “legge bavaglio” e Meloni risponde a tono.
Il premier fa notare che l’emendamento arriva da “un esponente dell’opposizione”, che sì ha avuto il “parere favorevole del governo” ma che “la manifestazione sotto Palazzo Chigi” è stata sbagliata perché “andava fatta davanti al Parlamento”, perché “si aggancia a direttiva Ue”. In sostanza, il giornalista non può più pubblicare”in estratto o per intero l’ordinanza di custodia cautelare”. Il fatto è che l’ex ministro Orlando fece una eccezione ad una norma che è stata così fino al 2017 e a cui la “legge bavaglio” intende tornare. “Questo non toglie il diritto al giornalista di informare – spiega Meloni – perché può conoscere quell’atto e riportarne le notizie importanti. Fino al 2017 è stato così e non sono state disertate conferenza stampa”. Per il premier si tratta di una “una norma di equilibro per evitare di non ritrovare sui giornali particolari non rilevanti prima del processo”.
La conferenza stampa, dopo due rinvii
A causa prima dell’influenza e poi di un doloroso fastidio agli otoliti, la conferenza stampa di fine anno è stata rinviata per due volte: la prima volta a pochi giorni da Natale e la seconda a poche ore da Capodanno. Adesso però ci siamo.
Sono previste 45 domande.
Leggi qui: Cosa dirà oggi Giorgia Meloni