Politica

Il ritorno della capitana

Meloni, occhio al “bacio della morte” di Carola Rackete

rackete meloni ong

Mamma mia il disagio. Il disagio per chi assiste, una volta tanto, non per chi si produce. Ma poi neanche, se vai a Firenze al Festival “L’eredità delle donne”, a sentire Carola Rakete imbeccata/imboccata da Serena Dandini e da qualche volonterosa di Repubblica, il disagio ce l’hai dentro, il disagio sei tu. Insomma arriva questa qua e, dal vortice della sua inesistenza politica, dà lezioni. Dice addirittura che Giorgia Meloni non è male, anzi “è capace nell’interfacciarsi coi leader europei” ma ovviamente loro sono un’altra cosa; loro della sinistra estremista della Linke, che l’ha resa invisa pure in patria. Detta così, cara Meloni, è il bacio della morte: una ereditiera del comunismo ludico-sovversivo dice che non sei affatto male: roba da sentirsi in imbarazzo, vuol dire avere tradito la gran parte dei presupposti (e ci sarebbe molto da discutere, in effetti). Come se Di Battista venisse a dirci che come giornalisti meritiamo la sua stima: vorrebbe dire che abbiamo sbagliato tutto e a quel punto uno medita sinceramente il suicidio: fallire, nella vita, va bene, ma non in certe proporzioni definitive.

Ma non divaghiamo: i lanci d’agenzia su questa militante in carriera sono un po’ stitici, e che potrebbero mai dire? Che “indossava la felpa del Collettivo di fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio”, me kojonen, e giù con la solfa dei cambiamenti climatici e del socialismo climatista. Cioè la solita fuffologia applicata per nascondere attitudini e obiettivi assai più scabrosi: la Linke è malamente considerata in patria, proprio per l’estremizzazione delle posizioni che arrivano a flirtare con i peggiori dittatori e terroristi d’area. Il punto però è un altro: a che titolo parla, questa? Vediamo un po’ il suo curriculum: nata ricca, annoiata, nessuna attività nota fino a che non le regalano una bagnarola di cui è “kapitana” e con la quale tenta di speronare una motovedetta della Guardia Costiera: roba da galera immediata, ma siamo in Italia, mica in Germania. Invece di lei, processano Salvini, e già tanto che non hanno condannato pure i militari che hanno osato non farsi accoppare. Poi, magicamente, Kapitan Karola molla la causa dei mikranti, sale su un albero, si vota all’ambientalismo e si kandida kon l’estrema sinistra. Fine della storia.

Così si può arrivare a 35, 40 anni con le spalle coperte e un occhio di riguardo dalle magistrature. La ossuta intrigante ha una dote: dove va spacca, e non solo le fazioni: citiamo noi stessi, da un pezzo di qualche tempo fa: “Volano accuse, classiche anche queste, di ottusità politica, come la chiama il parlamentare linkiano Klaus Ernst, il quale fa notare: questa non è neanche iscritta, e, appena ventilata, fa subito una conferenza stampa dove dice cose incompatibili con la linea del partito. Il collega Alexander Urlich va oltre e parla di ‘spavento per i nostri elettori e colossale regalo per l’ultra-destra’; e, al di là del fazionismo da accerchiati tipico dei comunisti, per i quali tutto ciò che non è dei loro è ultra-fascismo e nazismo, non ha tutti i torti”.

Tanto per rinfrescare la memoria sul suggetto; una che faceva la anarcoide da zentren sozialen e si è subito buttata nel mischione, come chi non ha alternative, e, dalla sua posizione di sinistra forsennata, con tutte le vergogne del caso, si permette commenti del genere: “L’alternativa che avremo davanti sarà tra giustizia climatica e salvaguardia dei diritti umani da un lato e estrema destra al potere dall’altro”.

Repetita juvant: a che titolo (stra)parla questa? Da quale pulpito? Con quale competenza, esperienza, aderenza? D’accordo, nel mondo comunista più si sbandiera la kultura e più ci si rivela a livello Zerokalkare, sottoterra, d’accordo, per i comunisti “merito” è una bestemmia e si può capire, da quelle parti non ce n’è uno che non meriti disprezzo; e a volte ritornano, si riciclano, ri-presiedono, sempre con la favella farcita di cazzate. D’accordo, l’inconsistenza di Carola Rackete si unisce ad altre traghettate dall’ambientalismo al supporto di Hamas, come Greta Thunberg. Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è fetente e noi ameremmo tanto che il governo italiano di centrodestra si mettesse in testa un’idea meravigliosa: governare, il che implica la sicurezza dei cittadini, il che implica che chi inneggia ad Hamas e scarica bombette contro una sede di Pro Vita (o di qualsiasi altro movimento) venga preso, impacchettato, portato in galera e lì lasciato fino a nuovo ordine. Frignare chiedendo la dissociazione da chi sponsorizzava la faccenda, ossia il Pd di Elly Schlein, è l’ennesimo errore strategico, la conferma di una sostanziale impotenza che sa di sudditanza, e finisce per disamorare barcate di elettori. Contenti loro, resta il fatto che una Rackete a conferire patenti su un presidente del Consiglio, quello nostro, nel caso, è qualcosa che va oltre il palettume della Lucarelli: detto tutto.

Max Del Papa, 27 novembre 2023