Oggi e domani italiani al voto per le elezioni europee, crocevia fondamentale per il futuro del Vecchio Continente in una fase a dir poco delicata tra la guerra in Ucraina e la crisi in Medio Oriente. Ma in ballo non c’è solo il destino di Bruxelles, del governo europeo. I partiti in campo si giocano tanto, soprattutto i loro leader. E la posizione di qualcuno è molto più traballante rispetto agli altri. C’è chi rischia la “decapitazione” e chi invece potrebbe guadagnare rispetto e fiducia nonostante il momento sfavorevole. Insomma, il voto per il Parlamento europeo potrebbe avere importanti ripercussioni anche su Roma.
Partiamo da un dato: la tenuta del governo non è a rischio, a meno di cataclismi. Il centrodestra alle politiche aveva raccolto il 44 per cento, percentuale che potrebbe confermare anche a queste europee, anche se ovviamente sono due votazioni molto diverse. Il primo ministro Giorgia Meloni ci ha messo la faccia rappresentando Fratelli d’Italia in prima persona. L’obiettivo è sì fare il boom di preferenze, ma non solo: il partito del premier deve replicare – quantomeno – il 26 per cento collezionato alle europee. Una percentuale inferiore potrebbe portare qualche criticità e soprattutto dare linfa all’opposizione, che potrebbe intravedere il primo vero segnale di logoramento tra Meloni e l’elettorato.
Il derby tra Lega e Forza Italia è un altro passaggio decisivo per queste europee e lo è soprattutto per Matteo Salvini. Il Carroccio alle politiche è arrivato davanti agli azzurri, ma gli ultimi sondaggi disponibili segnalavano il sorpasso del partito fondato da Silvio Berlusconi. Se confermato dai dati reali, sarebbe un clamoroso disastro per Salvini, che pur senza candidarsi si è speso in prima persona in campagna elettorale, assumendosi tutte le responsabilità nella scelta dei candidati. Emblematico il caso del generale Vannacci, candidato nonostante la contrarietà di mezzo partito e i vari malumori. Non è da escludere la messa in discussione della segreteria, con molti volti “moderati” di casa Lega pronti ad assumere il comando secondo i ben informati.
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Ma il leader che rischia di più – in termini di cadrega – è sicuramente Elly Schlein. Eletta segretaria Pd dopo il disastro firmato da Enrico Letta, l’ex vice di Bonaccini non ha impresso la svolta. Anzi, è riuscita nell’impresa di dividere ulteriormente il Nazareno, già una polveriera tra correnti e correntine. La linea tutta Lgbt e migranti ha fatto storcere il naso a molti, così come la gestione dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle, che ha visto spesso i dem subalterni, genuflessi al volere di Conte. I dati degli ultimi sondaggi non hanno sorriso particolarmente e in caso di sorpresa – in negativo – potrebbero moltiplicarsi le richieste di un passo indietro. Se i dem restano sotto il 20 per cento, o addirittura peggiorano il dato delle politiche (19,04 per cento), la politica di Lugano potrebbe presto vedere arrivare la lettera di licenziamento…
Franco Lodige, 8 giugno 2024
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