Mentre in Medio Oriente la guerra continua e in tante parti del modo i conflitti non si placano, è stato annunciato a Montevideo, in Uruguay, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Mercosur con la presenza dei presidenti dei cinque Paesi sudamericani del blocco e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Da parte degli Stati sudamericani, con differenti resistenze e differenti vedute interne all’accordo, l’approvazione è stata scontata, il problema naturalmente si pone tra i Paesi europei. Cerchiamo di ricapitolare e ricordiamoci che il liberalismo nasce anche dai fondamentali principi di libero scambio tra i popoli, di abolizione delle dogane e dei dazi, per questo sarebbe necessario uno sforzo e riattivare l’accordo.
In Europa le posizioni su questo accordo sono rappresentate da una parte dal presidente francese Emmanuel Macron, che è il più grande oppositore, e sulla stessa linea si trovano Polonia, Olanda, Irlanda e Austria. Sono tanti Paesi, ma numericamente potrebbero non bastare a bloccare l’accordo considerando che sia in sede di Consiglio che nel Parlamento Europeo il veto si ottiene quando supera il 35% dei voti. Quindi fondamentale è la posizione italiana.
Fino a pochi giorni fa l’Italia sembrava andare verso la posizione di Macron e il no di Roma potrebbe complicare il piano della von der Leyen, i cui principali sponsor pro accordo sono la Germania e la Spagna. Per la Germania l’accordo rappresenta una potenziale boccata di ossigeno per la sua industria in crisi, Madrid spera invece di poter ritornare ad occupare in Sudamerica la forte presenza conquistata negli anni Novanta del secolo scorso, soprattutto nel settore finanziario e dei servizi.
L’accordo, insomma, è stato partorito, ma manca ancora molto per vederlo entrare in funzione e, a questo punto, l’arrivo a traguardo dipenderà dall’abilità politica dei leader che sono scesi in campo. Dopo una prima fase tecnica, con la traduzione in tutte le lingue e l’esame rispetto a eventuali incompatibilità con il diritto delle singole nazioni, si arriverà alla conta dei voti. La Germania spingerà assieme alla presidente della commissione e molto dipenderà proprio dalla posizione dell’Italia.
Per questo oggi dobbiamo felicemente rilevare l’intervista del ministro dell’agricoltura e sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, il quale rispondendo ai giornalisti che ha incontrato a margine del Consiglio sull’Agricoltura a Bruxelles ha aperto all’accordo, con le giuste considerazioni e patti, con una posizione che auspicabilmente sarà stata anche concordata con la stessa Meloni. Quindi si apre una nuova fase.
Il confronto prevede alcune proposte che devono essere recepite dal mondo produttivo, da quello agricolo, che tengano conto dell’obiettivo che anche von der Leyen ha richiamato della “sovranità alimentare”, ha sottolineato il ministro, indicando che “il Mercosur, come tutti i trattati, ha dei pro e dei contro: i contro devono essere bilanciati da un’azione forte dell’Europa a garanzia di se stessa”.
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L’accordo commerciale tra l’Ue e il Mercosur, la comunità economica dei paesi dell’America latina, ha “i suoi pro e i suoi contro”, con “questioni ancora aperte”, come dimostra l’opposizione di gran parte del mondo agricolo europeo. Ma gli aspetti negativi, “i contro” dell’accordo possono essere bilanciati con nuove garanzie, che vanno previste dalla Politica agricola comune (Pac).
Sono 25 anni che non si riesce a raggiungere un accordo che coinvolge un mercato comune di 700 milioni di persone, con Paesi come l’Argentina (dove la metà delle persone sono di origine italiana), Cile (dove sono mantenute tradizioni portate dai nostri migranti anche dopo un secolo) o una città come San Paolo (la città con più italiani dopo Roma). L’Italia ed è uno dei principali partner commerciali del gigante sudamericano e il saldo dell’interscambio commerciale è particolarmente favorevole. Abbiamo legami di sangue, culturali e storici: non dimentichiamoci della storia. Insomma, ci auguriamo che con i giusti contrappesi si arrivi finalmente all’accordo definitivo e si faccia in modo che in un tempo di guerre prevalga il commercio.
Camillo Milko Pennisi, 12 dicembre 2024
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